Note: Il principio fondamentale della spiritualità agostiniana e la vita monastica - p. Agostino Trapè osa
1 De doctr. chr. 1, 35, 39: Perciò di tutto quanto abbiamo detto... l'essenziale è questo: comprendere che pienezza e fine della legge e di tutte le Sacre Scritture è l'amore della cosa di cui dobbiamo godere e di quella che insieme con noi ne può godere. Cf. anche: La Scrittura non prescrive se non l'amore...: De doctr. chr. 3, 10, 15.
2 Serm. 350, 2: Quel tanto che capisci delle Scritture è carità che ti si rivela, e quello che non capisci è carità che ti resta nascosta. Pertanto chi pratica la carità possiede, delle divine Scritture, tanto quello che è palese, quanto quello che resta nascosto.
3 Due volte S. Agostino ci ha dato una sintesi del domma cattolico e due volte l'ha raccolto intorno alle virtù teologali, fede, speranza, carità: cf. De doctr. chr. 1, 39, 43-44 e De cath rud. 4, 8.
4 Cf. il De moribus Ecclesiae catholicae, dove la morale cristiana viene riassunta nel duplice precetto della carità.
5 Rimandiamo al De magistro e citiamo un celebre passo dell'In Io. Ep. tr.: Ama e fa' ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene.
6 Cf. il De catechizandis rudibus.
7 Cf. per esempio De nat. et gr. 70, 84: Una carità principiante è una giustizia principiante, una carità matura è una giustizia matura, una carità grande è una giustizia grande, una carità perfetta è una giustizia perfetta. Perfetta però è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
8 Ep. 137, 17.: ... in queste parole [Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22, 37. 39)] è racchiusa la filosofia naturale... la filosofia morale... la logica... anche la salvezza di uno Stato che si può reputare fortunato, poiché un ottimo Stato non si fonda né si conserva senza il fondamento e il vincolo della fede e della salda concordia, cioè se non quando si ama il bene comune.
9 1 Io 4, 8.
10 In Io. Ep. tr. 9, 1: C'è qui una lode tanto breve eppure tanto grande.
11 In Io. Ep. tr. 8, 14: Non poteva Giovanni raccomandarti la carità in modo più incisivo che chiamandola Dio. (Comm. Ep. Gv. 8,14)
12 De mor. Eccl. cath. 1, 28, 58; cf. C. Faustum, 13.
13 Il tema pervade tutta la controversia antidonatista e diventa quotidiano, per dir così, nella predicazione del Santo, dove, non di rado, tocca accenti commoventi e mirabili.
14 De gr. et lib. arb. 18, 37: Da dove proviene... la carità verso Dio e il prossimo se non da Dio stesso? Infatti se provenisse non da Dio, ma dagli uomini, avrebbero la vittoria i pelagiani; ma se viene da Dio, siamo noi che vinciamo i pelagiani.
15 Cf. É. Gilson, Introduzione allo studio di S. Agostino (1989), p. 274: "L'ordine naturale di una dottrina agostiniana è questo irraggiamento attorno ad un centro, che è l'ordine stesso della carità ". Cf. F. Cayré, Le sources de l'amour divin, Paris, 1933, p. 19.
16 E Portalié, art. Augustin (Sant) in Dict. De theòl. Cath. 1, coll. 2319-2321.
17 Papini, S. Agostino.
18 Confess. 4, 14, 22:... quale abisso.
19 De vera rel. 39, 72: ... la verità abita nell'uomo interiore.
20 De vera rel. 39, 72:... ritorna in te stesso.
21 L'amore è uno slancio, e non c'è slancio se non verso qualcosa (De divv. 83 qq. 35,1)
22 Ep. 55, 10, 18: Allo stesso modo che il corpo tende col suo peso a muoversi verso il basso o verso l'alto fino a tanto che non raggiunga la posizione verso la quale tende e non vi riposi - l'olio infatti, se si getta in aria, tende col suo peso verso il basso, mentre, se si mette nell'acqua, tende in alto - così le anime tendono a ciò che amano per raggiungerlo e riposar visi; De civ. Dei 11, 28: Poiché la forza dei pesi, che trascinano in basso per la pesantezza, in alto per la leggerezza, è come l'amore dei corpi: come l'anima è condotta dall'amore, così il corpo dal peso, quale che sia la sua direzione.
23 Confess. 13, 9,1 0:... spinti dal loro peso a cercare il loro luogo.
24 De mor. eccl. cath.: 1, 15, 25.
25 De civ. Dei 15, 22: Mi pare che si possa definire in modo sintetico ed efficace la virtù come l'ordine dell'amore.
26 De doctr. chr. : Vive in modo retto e santo chi sa valutare esattamente le cose: ama in modo ordinato.
27 In Io. Ep. tr. 2, 14: Ciascuno è tale quale l'amore che ha.
28 Ep. 155, 4, 13:... I nostri costumi di solito vengon giudicati non in base a ciò che sappiamo, ma a ciò che amiamo, e sono resi buoni o cattivi dai buoni o cattivi affetti.
29 Confess.: ci hai fatti per Te.
30 L. Stefanini, Il problema della persona in S. Agostino e nel pensiero contemporaneo, in S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea, Tolentino 1956, p. 76.
31 In Io. Ev. tr. 23, 6: Non c'è creatura più sublime di questa, ... al di sopra di essa non c'è che il Creatore.
32 De Trin. 14, 4, 6: (La natura dell'uomo) in quanto è capace... della natura suprema, è una natura grande.
32 bis De civ Dei. 19, 1, 3:...non v'è per l'uomo altra ragione del filosofare che essere felice; De Trin. 13, 8, 11: ...le virtù, che noi amiamo soltanto in vista della beatitudine.
33 De Trin. 13, 8, 11: ....l'immortalità, senza la quale non può esistere vera beatitudine.
34 De b. vita 2, 12, 14: Non si è saggi se non si è felici.
35 De lib. arb. 1, 15, 32: È vera libertà soltanto quella degli uomini felici e osservanti della legge eterna.
36 De civ. Dei 12, 1, 3: (L'essere ragionevole) ... colma la propria insoddisfazione soltanto se è felice e Dio soltanto può colmarla.
37 De lib. arb. 2,13,36: È felice infatti chi gode del sommo bene.
38 Confess. 1, 20, 29.
39 De mor. Eccl. cath. 1,11,18: Seguire Dio è il desiderio della beatitudine, possederlo è la beatitudine stessa.
40 Serm. 150,10: Dunque l'uomo felice vuole altro che non essere ingannato, non morire, non soffrire?
41 De lib. arb. 3, 7, 21: Quanto più amerai di essere, tanto più desidererai la vita eterna... Chi ama di essere, ... ama ciò che è eternamente.
42 In Io. Ev. tr.: Che cosa desidera l'anima più ardentemente della verità?
43 De Trin. 8, 8,12: Nessuno dica: "non so cosa amare". Ami il fratello ed amerà l'amore stesso.
44 De Trin. 4, 1, 2:... al punto di rinunciare alla ricerca dell'eternità, della verità e della beatitudine anche in queste cose mutevoli ed effimere.
45 De mus. 6, 14, 44: L'amore di questo mondo presenta maggiori difficoltà. Infatti l'anima non trova in esso quel che cerca, cioè l'essere fuori del movimento nell'eternità.
46 Confess. 2, 6, 14: Ti imitano, alla rovescia, quanti si separano da Te e si levano contro di Te. Ma anche imitandoti, a loro modo, provano che tu sei il creatore dell'universo e quindi non è possibile allontanarsi in alcun modo da Te.
47 Solil. 1, 1, 2:... o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no.
48 Confess. 1, 1, 1: Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te.
49 Confess. 3, 1, 1: Avevo dentro di me un appetito insensibile al cibo interiore, a te stesso, Dio mio, e quell'appetito non mi affamava.
50 Confess. 3, 6, 10: Di te sola, Verità,... avevo fame e sete. Invece mi ammannivano ancora... delle ombre baluginanti... Eppure io le ingoiavo, perché le credevo te; Confess. 3, 7, 12: Mentre mi allontanavo dalla verità, credevo di camminare verso di lei.
51 Confess. 6, 16, 26: Voltati e rivoltati... ma tutto è duro, e Tu solo il riposo.
52 Confess. 7, 17, 23: Ero sorpreso di amarTi, ora, e più non amare un fantasma in tua vece.
53 Confess. 13, 38, 53:... speriamo di riposare nella tua grandiosa santità. Tu però... riposi eternamente, poiché tu stesso sei il tuo riposo.
54 De civ. Dei 8, 4:... la causa del sussistere, la ragione del pensare e la norma per vivere.
55 De civ. Dei 11, 28.
56 De civ. Dei 22, 30, 4: Vi sarà dunque in quella Città una sola libera volontà in tutti e inseparabile in ognuno.
57 De civ. Dei 19, 27:... la pace di tale felicità ossia la felicità di tale pace sarà il sommo bene.
58 De civ. Dei 19, 28: Quale guerra dunque si può immaginare più grave e crudele di quella in cui la volontà è ostile alla passione e la passione alla volontà, di modo che nessuna vittoria riesca a porre fine a quelle inimicizie, e in cui la violenza del dolore si scontra a tal punto con la stessa natura del corpo che l'uno non riesce a cedere all'altro?
59 De Trin.:... Lo spirito, il suo amore e la sua conoscenza sono tre cose e queste tre cose non ne fanno che una e, quando sono perfette, sono uguali.
60 Solil. 1, 2, 7: Desidero avere scienza di Dio e dell'anima. E nulla di più? Proprio nulla.
61 De Trin. 14, 14, 18: Lo spirito umano è così costituito che mai cessa di ricordarsi di sé, mai di comprendersi, mai di amarsi.
62 De Trin. 15, 21, 41: ... come è immanente l'intelligenza, è immanente anche l'amore a quella memoria che ne è il principio, in cui si trova presente e nascosto ciò che possiamo raggiungere con l'atto del pensiero...
63 De Trin. 13, 5, 8:... ne consegue che tutti sanno cos'è la vita beata...
64 Sulla spiegazione psicologica del mistero trinitario cf. M. Schmaus, Die psychologische Trinitätslehre des hl. A., Münster in W., 1927; C. Boyer, L'image de la Trinité, synthèse de la pensée augustinienne, in Gregorianum, 27 (1946), pp. 173-219; 333-352; Lope Cilleruelo, La "memoria Dei " segun San Augustín, in Augustinus Magister, I, Paris 1954, p. 499-509.
65 De civ. Dei 10, 3, 2: Il nostro bene, infatti, sul cui fine tra i filosofi esiste una grande controversia, non è altro che vivere in unione con Dio... Ci si comanda di amare questo bene con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la virtù.
66 De d. anim. 12, 16:... eccellente e degno di grande lode...
67 Confess. 4, 12, 18: Non vi è quiete dove voi la cercate... Cercate ciò che cercate...
68 Serm. 108, 5: Dovete certamente cercare la vita, cercare giorni sereni, ma si cerchino dove possono trovarsi.
69 Ep. 130, 9.
70 De Trin. 14, 14, 18: Errore certamente mostruoso: mentre tutti vogliono il loro bene, molti non fanno che ciò che è loro dannoso in grado sommo.
71 De civ. Dei, 14, 4: Non è infondato affermare che ogni peccato è una menzogna... Si ha la menzogna quando si ricerca come nostro bene ciò che è invece un male per noi o quando si ricerca come il meglio per noi ciò che invece si rivela come il peggio.
72 De Trin. 8, 3, 5: Se le altre cose non si amano se non perché sono buone, vergognamoci di non amare per attaccamento ad esse il Bene stesso per cui sono buone.
73 Sulla necessità e la naturale impossibilità della purificazione v'è un'ampia messe di testi in S. Agostino. Citiamo un testo tipico ed espressivo: In Io. ev. tr. 38, 11: Se anche tu vuoi essere, trascendi il tempo. Ma chi può trascendere il tempo con le sue forze? Ci elevi su in alto Colui che ha detto al Padre: Voglio che dove sono io, siano anch'essi con me (Gv 17, 24).
74 Confess. 11, 2, 3:... non trascurare la tua erba assetata...
75 Enarr. in ps. 121, 5. Cf. il nostro articolo: Il temporale e l'eterno nella spiritualità di S. Agostino, in Rivista di vita spirituale 8 (1954), pp. 431-452.
76 De civ. Dei 14, 28:... l'amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé...... l'amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio.
77 Serm. 92, 2, 2: All'inizio l'uomo si perse per l'amore di sé.
78 Enarr. in ps. 122, 1: Ogni amore o ascende o discende; [dipende dal desiderio, se è buono ci innalziamo a Dio, se è cattivo precipitiamo nell'abisso].
79 Serm. 96, 2.
80 Enarr. in ps. 31, 2, 5: L'amore di Dio, l'amore del prossimo è chiamato carità; l'amore del mondo, l'amore di questo secolo è detto concupiscenza.
81 Tutti conoscono il celebre aforisma agostiniano: Alimento della carità è la diminuzione della cupidigia e sua perfezione è l'eliminazione di ogni bramosia (De div. 83 qq. 83, q. 36, 1) , aforisma che nel De doctr. chr. 3, 10, 16 prende quest'altra forma: Quanto più si distrugge il regno della cupidigia, tanto più si accresce il regno dell'amore.
82 De Trin. 14, 13, 17.
83 De mor. eccl. cath. 1, 26, 48: È impossibile infatti che chi ama Dio non ami se stesso, anzi sa amarsi solo chi ama Dio.
84 In Io. Ev. tr. 123, 5: Non so in quale inesplicabile modo avvenga che chi ama se stesso e non Dio, non ama se stesso, mentre chi ama Dio e non se stesso, questi ama se stesso.
85 Ep. 155, 4, 15: ...con ciò Dio volle farci capire, naturalmente, che non esiste altro vero amore, con cui si ama stessi, tranne quello di Dio. Deve infatti dirsi che amarsi in modo diverso è odiarsi.
86 Anders Nygren, Érôs et agapé, traduzione francese, Aubier, Paris, p. II, pp. 97 s. dà un'altra spiegazione, il cui presupposto, come vedremo più oltre, non è accettabile.
87 De civ. Dei, 11, 25.
88 Serm. 96, 2: Preferisci alla tua la volontà di Dio; impara ad amarti non amando te stesso.
88 bis Serm. 29, 4:...perché fuggendo da te insegui te, e inseguendo te aderisci a Colui che ti ha creato.
89 Gv 8, 36: Si vos Filius liberaverit, vere liberi eritis.
90 Gal 5, 13 e 18: Vos in libertatem vocati estis, fratres... Quod si spiritu ducimini, non estis sub lege.
91 De spir et litt. 9, 15.
92 Dante, Purgatorio, XXVII, 131-132, 139. 142.
93 De gen. ad litt. 11, 15, 20: Di questi due amori ... l'uno sociale, l'altro privato... segnarono la distinzione tra le due città fondate nel genere umano...: e cioè la città dei giusti l'una, la città dei cattivi l'altra.
94 Solil. 1, 13, 22.
95 De mor. eccl. cath. 1, 26, 49.
96 De lib. arb. 2, 14, 37. 19, 52-53.
97 De vera relig. 45.47, 85- 92.
98 De serm. Dom. in m. 1, 15, 41.
99 De doctr. chr. 1, 5, 5. 29, 30; ecc.
100 Serm. 28, 3; 47, 29; In Io. ev. tr. 13, 5; Enarr. in ps. 72, 34; 83, 8; ecc.
101 Serm. 47, 29: Egli è di tutti e a tutti in comune si concede per essere goduto, intero in tutti, intero in ciascuno.
102 J. Mausbach, Die ethik des heiligen Augustinus, Freiburg in Br. 1929, I, 79-84; Anders Nygren, Érôs et agapé, traduzione francese, Aubier, Paris, p. II, 1. II, p. 121; G. Hultgren, Le commandement d'amour chz Augustin, Paris, Vrin, 1939, pp. 235-261; H. Arendt, Der Liebesbegriff bei Augustin. Versuch einer philosophischen Interpretation, in Philosophische Forschungen, t. 9, Berlino 1929.
103 1 Cor 13, 5: la carità non cerca il suo interesse.
104 Cf. p. e. É. Gilson, o.c., p. 1.
105 Enarr. in ps. 105, 34. Cf. Enarr. in ps. 32, s. 1, 2: Cristo... ha voluto mostrarci una certa particolare volontà di uomo...).
106 Enarr. in ps. 84, 10: Avremo una comune visione: Dio. Avremo un comune possedimento: Dio. Avremo una pace comune: Dio.
107 De gen. ad litt. 11, 15, 19: All'amore per il proprio interesse personale, la lingua latina ha dato saggiamente la qualifica di privatus, cioè di amore egoistico...
108 De gen. ad litt. 11, 15, 19: Per questo fatto dunque la superba brama di elevarsi viene precipitata nel bisogno e nella miseria poiché, a causa del funesto amore di sé, dalla ricerca del bene comune si restringe al proprio bene individuale.
109 De lib. arb. 2, 19, 53: La volontà, unendosi al bene universale al di là del divenire, ottiene i primari e grandi beni umani, sebbene essa sia un determinato bene medio. La volontà, distolta dal bene non diveniente o universale e volta verso un bene particolare... pecca.
110 De civ. Dei: Gli uni vivono costantemente in quel bene universale (che è il loro Dio, e permangono nella sua eternità, verità, carità); gli altri invece, allettati dal proprio potere come se fosse il loro bene, hanno abbandonato il superiore bene universale, fonte di felicità, per il proprio; cf. De Trin. 12, 9, 14-12, 17; Confess. 12, 25, 34; Ep. 140, 26, 63.
111 De vera relig. 46, 88: Che c'è dunque di straordinario se non perviene al regno di Dio chi ama non ciò che appartiene a tutti, ma ciò che è suo soltanto? Si ami l'uno e l'altro, dirà qualcuno; no, solo l'uno, dice Dio; la Verità, infatti, molto giustamente afferma: Nessuno può servire a due padroni (Mt 6,24).
112 De Gen. ad litt. 11, 14, 18: La superbia è l'amore della propria eccellenza.
113 Ep. 140, 24, 61 s.:... è detto nella Scrittura: Perché insuperbisce chi è terra e cenere? Poiché nella sua vita gettò via le sue viscere (Sir 10, 9). Dicendo nella propria vita intese dire la vita tutta propria, per così dire personale, di cui si diletta ogni superbo. Ecco perché la carità, avendo di mira più l'interesse comune che quello privato, si dice che non cerca il proprio tornaconto. (Lettera 140,24,61.25,62)
114 Enarr. in ps. 131, 5: È a causa delle proprietà private che ci sono tra gli uomini liti, inimicizie, scandali, peccati, malvagità, omicidi. Per quali motivi tutto questo? A motivo delle proprietà possedute in privato. Succede mai infatti che litighiamo per quanto possediamo tutti in comune?
115 De civ. Dei 19, 5: La caratterizzazione sociale della vita del sapiente, che essi (i filosofi stoici) intendono dare, è da noi ancor più approvata. Questa città di Dio infatti...donde sarebbe venuta nel suo sorgere o si sarebbe sviluppata nel suo corso o come avrebbe raggiunto i suoi fini, se on fosse una vita sociale la vita dei santi?
116 De civ. Dei 12, 9, 2: Coloro che hanno in comune questo Bene formano con Colui con il quale sono uniti e tra di loro una santa società e sono l'unica città di Dio.
117 De civ. Dei 19, 13, 1:... la pace della Città celeste è la società che ha il massimo ordine e la massima concordia nel godere di Dio e nel godere reciprocamente in Dio.
118 In Io. Ev. tr. 67, 2: ... per effetto di questa carità ciò che ognuno possiede diventa comune a tutti. In questo modo, infatti, quando uno ama, possiede nell'altro ciò che egli non ha.
118 bis Regola 31: L'amore - dice la Scrittura - non va in cerca del proprio interesse e questo significa che antepone le cose comuni alle proprie, non le proprie alle comuni. Perciò, quanto più vi prenderete cura delle cose della Comunità, tanto più vi accorgerete del vostro progresso nel cammino spirituale.
119 Regula 8. Cade qui opportuna una breve nota storica sul monachismo agostiniano e la Regula ad servos Dei. Fonti letterarie, già conosciute e citate da E. Noris e C. Lupo, inducono a ritenere che prima di S. Agostino il monachismo nell'Africa romana fosse affatto sconosciuto. S. Agostino lo conobbe a Milano, lo abbracciò al momento della conversione, lo ammirò a Roma dopo la morte di sua madre, lo introdusse in Africa, e ne divenne per tanti anni propagatore, difensore, organizzatore.
a) Lo stato religioso che voi professate: istituzione invece tanto buona e santa che desidereremmo fosse diffusa in tutta l'Africa come lo è in altre regioni - scrive ai monaci di Cartagine (De op. mon. 28, 36). Al desiderio risposero i fatti. Sorse un monastero a Tagaste, poi ad Ippona il " monasterium virorum " il "monasterium clericorum " e il " monasterium feminarum ". Quasi contemporaneamente sorsero monasteri a Cartagine con il favore del vescovo di quella città, il grande Aurelio (Ep. 22, 9 e Retract. 2, 21); non molto dopo a Calama, Milevi, Uzala, Cirta, Sicca, ecc. ad opera dei discepoli del Santo, cresciuti nel " monasterium virorum " d'Ippona (Possidio, Vita Augustini, 11, 1, 5). I religiosi di questi monasteri agostiniani diedero un grande contributo di opere e di sangue per il risveglio della Chiesa nella lotta contro i donatisti. Si veda ad esempio il caso di Fussala, castello a 40 miglia da Ippona, dove i primi sacerdoti inviativi da S. Agostino furono " spogliati, feriti, debilitati, accecati, uccisi " (Ep. 209, 2).
b) La difesa che il vescovo d'Ippona fece del suo ideale monastico fu tenace ed appassionata: ne fanno fede i discorsi, le lettere, i libri del Santo. Lo difese contro i donatisti che lo tacciavano di novità, ne schernivano perfino il nome e opponevano ai monaci agostiniani i loro " agonistici ", bande di forsennati e feroci pseudoreligiosi, che i cattolici chiamavano " circumcellioni" o, per ischerno, " circelloni ", il cui grido di battaglia: " Deo laudes ", sonava sinistro più del ruggito dei leoni (Enarr. in ps. 132, 3-6). Lo difese pure contro le incomprensioni dei fedeli, le resistenze del clero, le inevitabili deviazioni o errori degli stessi monaci.
c) L'organizzazione dei monasteri agostiniani possiamo conoscerla attraverso la Vita Augustini di Possidio per ciò che riguarda il "monasterium clericorum" e soprattutto attraverso la Regula ad servos Dei.
La paternità agostiniana della Regula non si può mettere in dubbio. Chi ancor oggi parla di cosidetta Regola di S. Agostino, mostra d'ignorare molte cose. S. Agostino la scrisse come norma permanente di vita religiosa - Leggete questo libretto una volta alla settimana, per specchiarvi in esso e non trascurare nulla per dimenticanza (Regula, 12) - inserendovi, in rapidi tocchi, il fondamento, l'essenza, lo spirito del suo grande ideale. Il codice dell'Abbazia di Corbie, oggi alla Nazionale di Parigi, della fine del sec. VII, la riporta per intero e termina con un Explicit Regula S. Augustini ".
Restano sub iudice due questioni, nelle quali si esercita tuttora, e animatamente, la critica:
1) quali siano i primi destinatari della Regula, se i monaci o le religiose. Nel primo caso la Regula sarebbe stata scritta presumibilmente verso il 391 all'epoca della fondazione del "monasterium virorum " d'Ippona; nel secondo verso il 423, data della Lettera 211, nella quale si trova, col cambiamento del genere e qualche piccolissima variante, il testo della Regula quale ci viene dato dal codice di Corbie. I sostenitori della prima sentenza hanno buoni argomenti dalla loro parte;
2) se l'Ordo Monasterii, che nella tradizione manoscritta precede la Regula, debba attribuirsi a S. Agostino. Che la Regula supponga un Ordo monasterii è chiaro; ma che l'Ordo monasterii della tradizione manoscritta appartenga a S. Agostino o al monastero d'Ippona è un altro conto. Della copiosa bibliografia citiamo:
a) per uno sguardo d'insieme: N. Merlin, Saint Auustin et la vie monestique, Albi 1933; Lope Cilleruelo, El monacato de San Augustín y su Regla, Valladolid 1947; A. Zumkeller, Das Mönchtum des hl. Augustinus, Würzburg 1950; C. Gialdini, Ideale monastico di S. Agostino (estratto dalla tesi di laurea), Roma 1954.
b) per la Regula: A. Casamassa, Il più antico codice della regola monastica di S. Agostino, in Atti della Pontif. Accademia R. di Archeologia, serie III, Rendiconti I, 1921-1923, pubblicato di nuovo in A. Casamassa, Scritti Patristici, I, Lateranum, Roma, 1955; C. Lambot, La règle de Saint Augustin et Saint Césaire, in Revue Bénédictine 41 (1929), pp. 333-341; - Id., La Règle de Saint Augustine, ses origines et son histoire jusqu'au XIIe siècle, in Echos, de Saint-Maurice 29 (1930), pp. 129-137; Id., Saint Augustin a-t-il redigé la règle pour moines qui porte son nom?, in Revue Bénédictine 53 (1941), pp. 41-58; N. Merlin, Exemple typique d'un préjiugé littéraire, in Analecta Praemostratentia, 24 (1948); Lope Cilleruelo, Nuevas dudas sobre la " Regula ad servos Dei " de San Agustín, in Archivo Agustiniano 44 (1950), pp. 85-88; P. Mandonnet, Saint Dominique, II, Paris 1938, pp. 107-162; W. Hümpfner, Die Regel des hl. Augustinus, in Hans Urs von Balthasar, Die grossen Ordensregeln, Einsiedeln 1948, pp. 101-112; M. Verheijen, La "Regula Sancti Augustini ", in Vigiliae Christianae, 7 (1953), pp. 27-56; U. Mariani, Gli Agostiniani e la grande unione del 1256, Roma 1957, pp. 13-23.
119 bis. De civ. Dei, 5, 15-16:... I Romani hanno trascurato i loro interessi privati per quelli pubblici, cioè per lo Stato e il suo erario... Vale la pena di riportare le parole di Valerio Massimo, ricordate anche da S. Tommaso (II-II, q. 47. a. 10), il quale dice a lode dei Romani che preferivano essere poveri in un impero ricco piuttosto che ricchi in un impero povero: " patriae rem, non suam unusquisque augere properabat pauperque in divite quam dives in paupere imperio versari malebat" (Factorum ac dictorum memorabilium libri 9, 4, 4, (De Aelia familia).
(Città di Dio 5, 15-16)
120 De civ. Dei 19, 14.
120 bis Ep. 266, 2: Tale proposta (rispondere o meno ai quesiti a lui posti da Fiorentina) l'ho fatta in realtà non come un maestro perfetto, ma come uno che ha bisogno di perfezionarsi con quelli che deve istruire... Per conto mio, anche nelle cose che io conosco più o meno, io desidero piuttosto che le sappia anche tu, anziché lasciarti nella condizione d'aver bisogno della mia scienza. Non dobbiamo infatti desiderare che gli altri siano ignoranti per insegnare loro ciò che sappiamo noi; sarebbe invece assai meglio che fossimo tutti ammaestrati da Dio... Colui che insegna deve inoltre evitare con ogni cura il vizio della superbia, che invece non si trova in chi impara. Ecco perché la Sacra Scrittura ci ammonisce dicendo: Ciascuno sia pronto ad ascoltare, ma lento a parlare (Gc 1, 19).
121 De Gen. ad litt. 11, 15, 19: ... non cerca il proprio interesse (1 Cor 13,5), cioè non si compiace della propria eccellenza; a ragione perciò non si gonfia d'orgoglio.
121 bis Ep. 140, 68: L'anima mia - dice il Salmista - vivrà per Lui (Sl 21, 31); per Lui senz'altro, non per se stessa, come l'anima dei superbi che ripongono la loro gioia nel bene privato e, nella loro stolta superbia, abbandonano il bene comune a tutti, ch'è Dio. Evitiamo appunto tale insipienza e cerchiamo di godere del bene comune a tutti, anziché compiacerci del nostro interesse privato affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi - come dice l'Apostolo (2 Cor 5, 15) - ma per Colui che è morto e risuscitato per loro. Lo scopo per cui Cristo si fece mediatore fu quello di riconciliarci mediante l'umiltà con Dio, dal quale ci eravamo allontanati per causa della nostra empia superbia. Cf. Confess. 10, 69, 70:... avevo ventilato in cuor mio e meditato una fuga nella solitudine. Tu me lo impedisti... con queste parole: "... i viventi non vivano più per se stessi..." (2 Cor 5, 15).
122 Enarr. in ps. 131, 5: Chi intende preparare una dimora al Signore deve godere non di ciò che è privato ma di ciò che è comune... Coloro invece - e sono molti - che ricusano di diventare luogo sacro per il Signore cercano avidamente e sono attaccati ai loro beni privati, godono del potere che hanno e desiderano gli interessi personali.
123 De Gen. ad litt. 11, 15, 20.
124 De vera rel. 46, 88.
125 De serm. Dom. in m. 1, 15, 41:... perché in esso nessuno dice: Padre mio, ma tutti all'unico Dio: Padre nostro; non: Madre mia, ma tutti alla Gerusalemme del regno: Madre nostra; né: Fratello mio, ma tutti per tutti: Fratello nostro. Cf. Ep. 243, 3. 4. 9 dove questa dottrina viene applicata al caso di un certo Leto, tentato, per amor di sua madre, di abbandonare la vita religiosa. Vi si dice che i beni eterni dobbiamo sperarli tanto più fermamente quanto meno predichiamo che si possono ottenere per diritto privato piuttosto che per diritto pubblico; che i parenti devono essere amati non già con affetto particolare, ma con affetto comune con cui l'amano nella famiglia di Dio; che questo amore non nega il dovere della gratitudine, ma assicura il dovere della pietà. Vi si adduce, inoltre, l'esempio di Gesù, il quale dichiarando che sua madre ed i suoi fratelli erano coloro che facevano la volontà del Padre suo, rigettò il nome della madre, che gli era stato annunciato per così dire come privato e personale, perché era terreno a confronto della parentela spirituale
125 bis De serm. Dom. in m. 1, 15, 41. Si legga il commento al passo di S. Matteo 10, 37, in Serm. 344, 2: Dio non ha tolto l'amore dei genitori... ma lo ha messo in gerarchia di valori. ... Ama dunque tuo padre, ma non più del tuo Dio. Ama tua madre, ma non più della Chiesa che ti ha generato alla vita eterna.
126 Ep. 243, 4:... odiare l'affetto egoistico che è solo passeggero.
127 Cf. p. es. Confess. 4, 4-9, 7-14.
128 Ep. 155, 1.
129 Solil. 1, 13, 22: Essi mi saranno tanto più amici quanto più l'amata [la sapienza] sarà posseduta in comune.
130 De lib. arb. 2, 14, 37.
130 bis veda ad esempio la bella esortazione contenuta in Serm. 47, 29: Nella dolcezza del tuo affetto e nell'amore pacato e oltremodo fiducioso, di': Mio Dio. Lo dici tranquillo e dici la verità affermando che è tuo: con questo non fai che non sia degli altri. Non dici infatti: Mio Dio, come dici: Il mio cavallo. Il tuo cavallo, appunto perché tuo, non è degli altri. Dio è tuo e di qualsiasi altro che, come te, dica: Mio Dio. Ognuno dice: Mio Dio, mio Dio. Egli è di tutti e a tutti in comune si concede per essere goduto, intero in tutti, intero in ciascuno, poiché quanti dicono: Mio Dio, non se lo dividono in parti fra loro... Così anche voi, uomini, pecore di Dio, pecore del gregge di Dio, non vi angustiate per ciò che nel tempo presente vi diversifica. Alcuni sono onorati, altri privi di onori; alcuni posseggono denaro, altri no; alcuni si presentano con una bella corporatura, altri con una meno bella; alcuni sono sfiniti dall'età, mentre altri sono giovani o ragazzi; alcuni sono uomini, altre sono donne. Dio è presente a tutti nella stessa misura. Presso di lui occupa spazio più ampio colui che gli presenta una maggiore quantità non di argento, ma di fede. Dice: E voi, uomini, siete mie pecore e pecore del mio gregge, e io sono il vostro Dio, oracolo del Signore Iddio (Ez 34, 31). O noi beati per un tale possesso e per un tale possessore! Difatti egli possiede noi e noi possediamo lui. Ci possiede in quanto ci coltiva, lo possediamo in quanto gli tributiamo il culto. Noi lo onoriamo come Dio, lui ci coltiva come suo campo. Lui ci coltiva perché produciamo frutto, noi lo onoriamo per poter produrre [questo] frutto.
131 Ch. E. Mersch, Le Corps mystique du Christ, Paris 1936, II, pp. 36-138; P. Batiffol, Le catholicisme de St. Augustin, 4, Paris 1929.
132 In Io. ev. tr. 108, 5: ... poiché anch'essi sono io.
133 In Io. ev. tr. 111, 5: ...anche noi siamo lui.
134 In Io. ep. tr. 10, 3. 8: e sarà un solo Cristo, il quale ama se stesso... il trattato, stupendo, va letto per intero.
135 De vera rel. 45-48, 85-93.
136 A. Trapè, San Agustín y el monacato occidental, in La Ciudad de Dios, 1956, numero speciale, pp. 409-424.
137 - Serm. 356, 14 ... quelli che hanno deciso, per grazia di Dio, di fare vita in comune.
138 - Enarr. in ps. 131, 6. 7: Priviamoci dunque, fratelli, d'ogni proprietà privata o, se non possiamo abbandonare la cosa in se stessa, eliminiamo l'amore per essa. Così prepariamo una dimora per il Signore... Quando si possiede qualcosa in proprietà privata, si diventa superbi e, per la stessa ragione, ciascuno, pur essendo uomo e quindi carne, tende a dilatarsi a danno del suo simile.
139 - Regula 3: Il motivo essenziale del vostro vivere insieme è di abitare nella stessa casa nel comune progetto di cercare instancabilmente Dio, avendo tutte un cuore solo e un'anima sola.
140 - Enarr. in ps. 131, 5: ... Erano certamente diventati tempio di Dio, e non lo erano diventati solo come singoli ma tutt'insieme erano diventati tempio di Dio.
141 - Ep. 243, 4: (I primi Cristiani) formavano un cuor solo e un'anima sola protesi verso Dio (At 4, 32). La tua anima così non è più tua, ma di tutti i fratelli e anche le loro anime sono tue, o meglio, le loro anime insieme alla tua non formano più se non un'anima sola, l'unica anima di Cristo.
142 - Ep. 10, 1:.... Tu infatti puoi dimorare piacevolmente anche in compagnia del tuo spirito.
143 - Regula, 12.
144 - Serm. 355, 6: (I chierici) ... a cui non basta Dio e la sua Chiesa, restino pure in servizio dove vogliono e dove possono... Chi vuol rimanere con me, ha Dio.
145 - De opere monachorum 25, 33.