Giovanni Paolo II visita l’Istituto

 

Lettera del Card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato, al P. Agostino Trapè,

Preside dell’Istututo Patristico «Augustinianum»

 

Dal Vaticano, 25 febbraio 1982

Reverendo Padre,

Con sua devota lettera del 26 gennaio scorso, Ella ha presentato al Sommo Pontefice il recente volume dell'Opera omnia di Sant'Agostino, che la «Nuova Biblioteca Agostiniana» sta pubblicando, in edizione bilingue, sotto la sua direzione e, facendomi interprete del pensiero dei Professori e degli alunni dell'Institutum Patristicum, Gli ha espresso, ancora una volta, il vivo desiderio di una Sua visita a codesta sede, ad incoraggiamento del comune impegno di ricerca e di studio.

Il Santo Padre ha accolto con piacere il dono e per esso desidera farLe giungere, a mio mezzo, un cordiale ringraziamento. Egli ama rinnovare, anche in questa circostanza, l'attestazione del proprio apprezzamento per l'iniziativa editoriale che, affiancando al testo originale la traduzione in volgare, consente un più facile avvicinamento alla ricchissima fonte di insegnamenti cristiani, che continua a fluire dalle pagine immortali del Santo d'Ippona.

Riservendosi di decidere opportunamente circa l’auspicata visita costì, Sua Santità invoca su di Lei e sui Collaboratori della «Nuova Biblioteca Agostiniana», come anche sul Corpo Accademico e sugli studenti dell'Institutum copiosi favori celesti, in pegno dei quali di cuore imparte l'implorata Benedizione Apostolica.

Unisco il mio personale ringraziamento per la copia del volume a me gentilmente destinata e, nel porgere sinceri voti di ogni bene, mi confermo con sensi di distinta stima

Della Paternità Vostra Rev.da

D.mo nel Signore

Agostino Card. Casaroli

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Omaggio del preside, P. Agostino Trapè, rivolto al Sommo Pontefice nell’Instituto Patristico «Augustinianum», il 7 Maggio 1982.

 

Beatissimo Padre,

Mi sia consentito di esprimere il profondo e commosso sentimento di gratitudine che anima tutti i presenti, anzitutto del P. Generale dell'Ordine, dei professori, alunni, studiosi di patrologia, agostiniani, agostiniane, amici dell'Istituto, per avere Vostra Santità, pur tra le tante e tanto gravi occupazioni del Suo apostolico ministero, accolto il nostro forse troppo insistente ma certamente tanto filiale desiderio di averLa in mezzo a noi.

Grazie, Beatissimo Padre, per la gioia della Sua presenza e per il conforto della Sua parola.

 

Quando 12 anni or sono avemmo il privilegio di accogliere in mezzo a noi in questa stessa aula il Suo predecessore Paolo VI di venerabile memoria, l'Istituto Patristico era ai primi passi. Si trattava infatti della inaugurazione. Io che ebbi l'onore di ossequiare e ringraziare Sua Santità in nome di tutti, non potei far altro che esprimere gli intenti e le speranze comuni. Sua Santità se ne compiacque, le benedisse e le confermò con un discorso programmatico. Quella benedizione e quelle parole hanno accompagnato in questi anni il nostro cammino, non ancora lungo nel tempo, ma già significativo nei frutti. Oggi, non di sole speranze posso parlare, ma anche di realizzazione. Il corpo dei professori, altamente qualificato per la competenza e ammirevole per l'impegno, è molto cresciuto ed ha preso carattere più apertamente internazionale: ecclesiastici e laici, agostiniani e membri di altri insigne famiglie religiose. Voglia consentirmi Vostra Santità di rendere loro una testimonianza di viva gratitudine. Degli alunni, poi, 36 hanno conseguito la Licenza in Teologia e Scienze Patristiche, 16 hanno discusso pubblicamente la tesi di laurea: alcuni di essi insegnano già patrologia in centri universitari, in Europa e fuori.          

 

Il nostro Istituto si è arricchito, inoltre, di iniziative impegnative e feconde. La prima è costituita dagli Incontri di studiosi dell'antichità cristiana, che ha riscosso tanto favore presso cultori delle scienze patristiche italiani e stranieri. Sono stati discussi temi di grande importanza e apportati validi contributi per il progresso delle conoscenze storicofilologiche, teologiche ed esegetiche in questo grande settore, vitale per il cristianesimo, degli studi. Di anno in anno, dal 1972 al 1981, la Rivista dell'Istituto, l'Augustinianum, ha messo a disposizione di tutti gli atti degli incontri. In questi giorni si sta svolgendo l'undicesimo incontro sul tema: Gli apocrifi cristiani e cristianizzati. Viprendono la parola con relazioni o comunicazioni oltre 40 professori di diverse università europee e molti altri intervengono per animare ed approfondire le discussioni. Essi sono particolarmente onorati e lieti di accogliere ed ossequiare Vostra Santità e Le esprimono per mio mezzo la loro gratitudine per aver voluto mostrare con la Sua presenza l'interessamento per questo genere di studi.

L'altra iniziativa dell'istituto, più recente ma già accolta con favore, è il Seminario di perfezionamento patristico destinato ai cultori di scienze patristiche e veterocristiane che vogliono approfondire a scopo di ricerca la loro cultura.

La Cattedra Agostiniana, che è inserita nell'Istituto, continua, inoltre, e allarga la sua attività per la conoscenza della dottrina filosofica, teologica e spirituale del vescovo d'Ippona. Sotto il suo patrocinio, la Nuova Biblioteca Agostiniana e la Città Nuova Editrice pubblicano la edizione bilingue dell'Opera omnia di S. Agostino. Ne sono già usciti 17 grossi volumi e ne sono in programma almeno altri 20.

Mi consenta di ringraziarLa pubblicamente per aver accettato la dedica del primo volume dei Discorsi. Gli altri, li avremmo messi da tempo ha disposizione di Vostra Santità se Ella, nell'accogliere l'omaggio di quel primo volume, non avesse risposto con amabile sorriso alla mia offerta che voleva venire a prenderseli.

 

Beatissimo Padre,

Con il conforto della Sua benedizione e della Sua parola, sotto la guida della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica e con il sostegno delle autorità accademiche dell'Università Lateranense, l'Istituto Patristico continuerà fiduciosamente il cammino intrapreso.

Nell'intenzione dell'Ordine Agostiniano che lo ha promosso e si è assunto l'onere di portarlo avanti, esso, insieme ad altri centri di studi esistenti in altre parti dell'Ordine, vuol essere la continuazione di una lunga tradizione scientifica e un servizio umile e generoso alla Chiesa per il rinnovamento teologico e spirituale voluto dal Concilio Vaticano II.

Fin dagli inizi della sua organizzazione, l'Ordine Agostiniano ha sempre privilegiato, insieme alla vita interiore e all'apostolato, gli studi ecclesiastici. I suoi membri hanno insegnato nelle principali università europee: Parigi, Padova, Bologna, Oxford, Cambridge, Salamanca, Praga, Erfurt, Colonia; e nell'università della Sua Cracovia, dove Isaia Boner, della cui santa vita ci informano ampiamente gli Acta Sanctorum, insegnò teologia dal 1460 al 1471. Questo fervore di studi era una conseguenza costante degli Agostiniani al loro Padre e Legislatore S. Agostino. Direttamente il nostro Istituto è l'erede dello Studio Generale Romano eretto presso la Chiesa di S. Agostino fin dagli inizi del secolo XIV, arricchito nel 1600 della celebre Biblioteca Angelica, e trasferito in questa sede nel 1882.

Ma l'Istituto Patristico, nato dallo spirito del Concilio Vaticano II, vuol essere soprattutto un servizio alla Chiesa nello spirito dello stesso Concilio, che è tanto vicino a quello del Vescovo d'Ippona. Questo grande Dottore seppe unire in mirabile sintesi la piena adesione all'autorità della fede – Scrittura, Tradizione, Magistero – e il vivo desiderio di raggiungere l'intelligenza della stessa. È suo l'invito che egli mise indefessamente in pratica: intellectum valde ama (Ep., 120, 13), ma è anche suo il solenne epifonema: (Deus) in cathedra unitatis doctrinam posuit veritatis (Ep. 105, 16) e l'altro più celebre: Duo concilia missa sunt ad sedem Apostolicam: inde etiam rescripta venerunt. Causa finita est (Serm. 131, 10).

Per ricordare questo senso della Tradizione che fu così spiccato nel vescovo d'Ippona – senso che gli studi patristici vogliono scoprire e coltivare – nell'atrio dell'Istituto abbiamo scolpito alcune sue parole che ricordano l'atteggiamento dei Padri, i quali «quod invenerunt in Ecclesia, tenuerunt; quod dedicerunt, docuerunt; quod a Patribus acceperunt, hoc filiis tradiderunt» (C. Iul. 2, 10, 34).

Egli ebbe profondo anche il senso del mistero e, soprattutto, subordinò costantemente la dottrina cristiana all'amore, poiché, così egli scrive, «la pienezza e il fine di tutte le Scritture è l'amore (De doctr. chr. 1, 35, 39). Tutta la Scrittura infatti, in ogni sua pagina – sono ancora sue parole – «Christum narrat et dilectionem movet» (De cat. rud. 4, 8).

A questo alto ideale, che è l'anima e la forza della Chiesa orante e peregrinante, vogliono servire le ricerche scientifiche che l'Istituto Patristico promuove e persegue.

Su questi propositi e su tutti i presenti scenda propiziatrice, Beatissimo Padre, l'Apostolica Benedizione.

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Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II tenuto il 7 Maggio 1982 nell’Instituto Patristico «Augustinianum»,

 

Illustri Professori e figli carissimi!

 

1. Sono lieto e ringrazio di cuore il Signore per aver potuto soddisfare il mio desiderio, che so essere stato anche vostro, di venire in mezzo a voi in questo Istituto Patristico, che prende nome dal grande Agostino, maestro insigne di verità e fulgido esempio di autentica vita cristiana. A lui ispirandosi, il vostro Istituto, da quando fu inaugurato dal mio venerato Predecessore Paolo VI, ha percorso un cammino non ancora lungo nel tempo ma, come abbiamo sentito or ora dalla voce del Preside, già fecondo di frutti.

Saluto i professori e gli alunni, in particolare il Priore generale dell'Ordine, Moderatore dell'Istituto, il Rev.do Preside che tanto nobilmente ha interpretato i comuni sentimenti, gli studiosi dell'antichità cristiana che celebrano il loro undicesimo incontro, tutti i membri – religiosi e religiose – della famiglia agostiniana e i presenti in quest'aula.

Desidero confermare con la mia benedizione la fervida attività del vostro Istituto, che «risponde in pieno – come disse Paolo VI nel discorso inaugurale – ai bisogni attuali della Chiesa», perché «fa parte di quella risalita alle origini cristiane senza la quale non sarebbe possibile attuare il rinnovamento.., auspicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II».

E considero con grande stima le iniziative culturali, qui in atto.

Prima di tutto: i corsi di teologia e di patrologia. So che li tengono professori di provata competenza, ecclesiastici e laici e tra quelli, oltre gli agostiniani, membri di diverse famiglie religiose; e che li seguono con interesse numerosi giovani, appartenenti anch'essi, come i professori, al mondo internazionale, segno anche questo dell'universalità della Chiesa. E mi è motivo di gioia apprendere che vi sono anche alunni provenienti dalla Polonia.

Poi gl'incontri di studiosi dell'antichità cristiana, nei quali i cultori delle scienze patristiche, italiani ed esteri, spinti dall'amore per la verità, s'impegnano, con le risorse storiche e filosofiche, che sono loro proprie, ad approfondire i grandi temi di quell'epoca lontana e vicina della vita della Chiesa. E' da auspicare che dal loro assiduo lavoro la conoscenza della tradizione derivata dagli apostoli tragga un grande profitto. La Chiesa è grata per questi studi e per l'impegno con cui i loro cultori li portano avanti.

Anche i seminari di perfezionamento patristico meritano di essere continuati a beneficio di coloro che, impegnati già nell'insegnamento, vogliono approfondire le loro conoscenze approfittando della particolore competenza di altri loro colleghi.

C'è infine la fervida attività della Cattedra Agostiniana impegnata nell'edizione bilingue dell'Opera omnia di S. Agostino, oltre che in un programma di approfondimento della filosofia e della spiritualità agostiniane, che tanta rilevanza hanno avuto ed hanno tuttora nella cultura cristiana.

 

2. Il bisogno degli studi patristici

Questo Istituto Patristico, incorporato alla Facoltà Teologica della Pontificia Università Lateranense, pur continuando direttamente, come abbiamo sentito dalle parole del suo Preside, lo studio generale romano eretto fin dagli inizi del secolo XIV presso la chiesa di S. Agostino e trasferito qui presso Piazza San Pietro un secolo fa, si riallaccia alla lunga tradizione degli studi ecclesiastici che l'Ordine Agostiniano ha sempre coltivato lungo i secoli. I suoi membri, infatti, hanno insegnato nelle principali Università d'Europa, tra le quali anche quella di Cracovia, offrendo agli studi storici e patristici insigni maestri. Amo ricordare tra i primi Onofrio Panvinio e Enrico Florez con i 27 volumi della España Sagrada: tra gli altri, in questo secolo, il Card. Agostino Ciasca, che si è occupato prevalentemente della patrologia orientale, e Antonio Casamassa, interessatosi soprattutto di quella occidentale.

Perciò l'impegno dell'Istituto Patristico è un importante servizio reso alla Chiesa, la quale non può fare a meno degli studi patristici, che il Concilio Vaticano Il ha molto raccomandato sia parlando dell’insegnamento della teologia dogmatica, sia illustrando le relazioni tra Scrittura, Tradizione e Magistero.

Nella Lettera Apostolica «Patres Ecclesiae» per il XVI centenario della morte di San Basilio, io stesso ho avuto occasione di scrivere che i Padri «sono una struttura stabile della Chiesa, e per la Chiesa di tutti i secoli adempiono una funzione perenne. Cosicché ogni annuncio e magistero successivo, se vuole essere autentico, deve confrontarsi con il loro annuncio e il loro magistero; ogni carisma e ogni ministero deve attingere alla sorgente vitale della loro paternità; e ogni pietra nuova, aggiunta all'edificio santo che ogni giorno cresce e s'amplifica, deve collocarsi nelle strutture già da loro poste, e con esse saldarsi e connettersi».

 

3. Conoscere i Padri della Chiesa

Poiché dunque nei Padri vi sono delle costanti che costituiscono la base di ogni rinnovamento, consentitemi che mi trattenga un poco con voi sull'importanza, anzi sulla necessità di conoscere gli scritti, la personalità, l'epoca. Da essi ci vengono alcune forti lezioni, fra le quali vorrei rilevare le seguenti:

a) L'amore verso la Sacra Scrittura. I Padri hanno studiato, commentato, spiegato al popolo le Scritture facendone l'alimento della loro vita spirituale e pastorale, anzi la forma stessa del loro pensiero. Ne hanno messo in rilievo la profondità, la ricchezza, l'inerranza. «In esse tu possiedi la parola di Dio: non cercare altro maestro», ha scritto San Giovanni Crisostomo che per spiegare la parola di Dio pronunciò molti splendidi discorsi . Non vi è chi non ricordi la preghiera di S. Agostino che implora la grazia di capire le Scritture: «Siano le tue Scritture le mie caste delizie: ch'io non mi inganni su di esse, né inganni gli altri con esse». Il principio esposto già da S. Giustino, secondo il quale non ci sono antinomie nella Scrittura, e la sua disposizione a confessare piuttosto la propria ignoranza che accusare di errore le Scritture sono, si può dire, comuni a tutti: il vescovo di Ippona le ripete con le note incisive parole: «...non ti è lecito dire: l'autore di questo libro non ha parlato secondo verità; ma: o il codice è scorretto, o la traduzione è sbagliata, o tu non capisci».

b) La seconda grande lezione che i Padri ci danno è l'adesione ferma alla tradizione. Il pensiero corre subito a S. Ireneo, e giustamente. Ma egli non è se non uno dei tanti. Lo stesso principio della necessaria adesione alla Tradizione lo troviamo in Origene, in Tertulliano, in S. Atanasio, in S. Basilio. S. Agostino, ancora una volta, esprime lo stesso principio con parole profonde ed indimenticabili: «io non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l'autorità della Chiesa cattolica», «la quale, fondata da Cristo e progredita per mezzo degli Apostoli è giunta fino a noi con una serie non interrotta di successioni apostoliche».

c) La terza, grande lezione, è il discorso su Cristo salvatore dell'uomo. Si potrebbe pensare che i Padri, intenti ad illustrare il mistero di Cristo, e spesso a difenderlo contro deviazioni eterodosse, abbiano lasciato nell'ombra la conoscenza dell'uomo. Invece a chi guarda bene in fondo appare il contrario. Hanno guardato con intelletto d'amore al mistero di Cristo, ma nel mistero di Cristo hanno visto illuminato e risolto il mistero dell'uomo. Anzi, spesso è stata la dottrina cristiana sulla salvezza dell'uomo – l'antropologia soprannaturale –, a servire di argomento per difendere la dottrina intorno al mistero di Cristo. Come quando S. Atanasio, nella controversia ariana, affermava con forza che, se Cristo non è Dio, non ci ha deificati, o S. Gregorio Nazianzeno, nella controversia apollinarista, che se il Verbo non ha assunto tutto l'uomo, compresa l'anima razionale, non ha salvato tutto l'uomo, poiché non viene salvato ciò che non è stato assunto; o S. Agostino nella Città di Dio quando sostiene che se Cristo non è insieme Dio e uomo – totus Deus et totus homo  – non può essere mediatore tra Dio e gli uomini. «Bisogna cercare, scrive, un intermediario che non sia solamente uomo, ma anche Dio».

Il Concilio Vaticano II proclama che «in realtà, solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo... Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo...». Queste parole, che ho ricordato anche nell'Enciclica Redemptor hominis non sono che l'eco della dottrina dei Padri, particolarmente – non occorre dirlo – di S. Agostino, il quale le ha illustrate e difese durante tutta la controversia pelagiana. Del resto proprio nel momento della sua conversione, come ci assicura nelle sue Confessioni, egli scoprì, leggendo san Paolo, Cristo salvatore dell'uomo, e si aggrappò a lui come il naufrago all'unica tavola di salvezza. Fu da quel momento che vide nel Cristo la soluzione dei problemi essenziali dell'uomo e dell'umanità, come esporrà più tardi nell'opera della Città di Dio, che è, come è stato detto, il «grande libro della speranza cristiana» Mettersi dunque alla scuola dei Padri vuol dire imparare a conoscere meglio Cristo, e a conoscere meglio l'uomo. Questa conoscenza, scientificamente documentata e provata, aiuterà enormemente la Chiesa nella missione di predicare a tutti, come fa senza stancarsi, che solo Cristo è la salvezza dell'uomo.

 

4. Il «Christus totus»

Ma il discorso dei Padri su Cristo e sull'uomo non è mai disgiunto da quello della Chiesa, che è, per ripetere ancora una volta una felice espressione agostiniana, il ««Christus totus». Essi vivono nella Chiesa e per la Chiesa. Della Chiesa, di cui tanto ci ha parlato il Concilio Vaticano II, possiedono in grado eminente il «senso» dell'unità, della maternità, della concretezza storica. La vedono peregrinante in terra «tra le consolazioni di Dio e le persecuzioni del mondo», come ancora dice il Concilio Vaticano II riprendendo le parole del vescovo di Ippona, dal tempo di Abele fino alla consumazione dei secoli. Mettono in rilievo l'unità della Chiesa, perché nella cattedra dell'unità Dio ha posto la dottrina della verità. Perciò esortano i fedeli a starsene sicuri, per quante difficoltà possano sorgere: « in Ecclesia manebo securus». Le controversie, quando sorgono, devono essere risolte in seno alla Chiesa «cum sancta humilitate, cum pace catholica, cum caritate christiana».

«Qualunque cosa noi siamo, dice ancora S. Agostino ai suoi fedeli, voi siete sicuri: voi che avete Dio per Padre e la Chiesa per Madre». Ma ammonisce anche, come aveva ammonito già S. Cipriano, che nessuno può avere Dio per Padre se non ha la Chiesa per Madre».

 

5. Diffondere l'insegnamento di Agostino

Questi non sono che rapidi accenni alle inesauribili ricchezze, umane e cristiane, dei Padri, che voi avete il compito e la fortuna di scoprire ed illustrare per l'utilità di tutti.

So che nel vostro Istituto viene dedicata una particolare attenzione a S. Agostino. I miei Predecessori hanno sempre raccomandato lo studio e la divulgazione delle opere di questo grande Dottore, fin da quando, ad appena un anno dalla sua morte, San Celestino I lo annoverò «inter magistros optimos». Nei tempi più vicini a noi Leone XIII, Pio XI, Paolo VI ne hanno tessuto l'elogio. «Egli sembrò, ha scritto il primo nella Aeterni Patris, togliere la palma a tutti gli altri Padri, poiché d'ingegno potentissimo e perfettamente addottrinato nelle scienze sacre e profane, ardentemente combatté, con fede somma e pari scienza, contro tutti gli errori della sua età». Alla loro voce aggiungo volentieri anche la mia. Desidero ardentemente che la sua dottrina filosofica, teologica e spirituale sia studiata e diffusa, sicché egli continui, anche per mezzo vostro, il suo magistero nella Chiesa, un magistero umile e insieme luminoso che parla soprattutto di Cristo e dell'amore. Come fanno appunto, a suo giudizio, le Scritture.

Con questi voti e in pegno di sempre copiosi lumi celesti, imparto di gran cuore a voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

   

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