Gli anni critici del dopo Concilio

 

Ma solo con i più intimi discuteva degli avvenimenti e del precipitare delle cose a cui credeva.

Anche a lui è toccata la sorte d’essere capito da pochi, ostacolato, invidiato, cercato per essere inquisito, esiliato, dimenticato. « Non ha fatto in tempo a scendere che è stato quasi subito sepolto, senza esequie », e aveva appena 56 anni e un’enorme esperienza, e tanti meriti, tanti servizi, ancora tante capacità. Faceva notare come il cestello della posta ormai era vuoto perché i suoi amici avevano preso le distanze per non rischiare...

L’abbiamo visto scavalcato anche in malo modo da «arrivisti», con sofferenza degli alunni quando questo riguardava la scuola.

Erano i tempi e le smanie del ’68, gli anni critici del dopo Concilio e venne preso a bersaglio da tanti malumori, critiche, insoddisfazioni, fallimenti...

Dio solo sa quante amarezze e delusioni gli son venute proprio da quelli che per vari vincoli avrebbero dovuto essergli più vicini, leali e comprensivi.

Spesso ha cercato di riavvicinare, di passar sopra. Ecco un passo molto denso, pur se cauto o addirittura reticente, che va riportato senza commenti:

 

La presente ti porti, oltre i miei saluti ed auguri, pieni, fraterni, cordiali, soprattutto l’assicurazione ch’io seguo il tuo caso con interesse ed affetto, anzi con la premura e l’ansia di chi prega e s’adopra di vederlo felicemente concluso. Di gran cuore prego il Signore che compia in te l’opera che ha cominciato e che l’ideale d’un tempo, quello che insieme abbiamo imparato ad amare, torni ad essere tuo e costituisca la gioia della tua vita e la sua salvezza.

Fu accusato di non aver formato e curato al suo seguito nessun giovane studioso, proprio lui che supplicava continuamente i superiori per avere aiuti:

31 maggio 1964

M. R. Padre,

...dovendo io lasciare un giorno, per una ragione o per un’altra (almeno, una ragione prima o poi verrà infallibilmente) dovendo, dicevo lasciare l’insegnamento, sarebbe bello ed onorifico per l’Ordine avere un altro che possa sostituirmi. In tal caso v’è fondata speranza che le autorità accademiche si rivolgeranno di nuovo a noi anziché cercare altrove il sostituto.

Se può essere utile, le dirò che ho avuto l’invito per il prossimo anno a tenere un Corso Speciale su sant’Agostino all’Università Gregoriana. In questo caso però, quanto è straordinario che ci sia stato un invito altrettanto sarà ordinario che non venga rinnovato o che venga rinnovato a intermittenze. In ogni modo il fatto dimostra quanto sia opportuno avere qui a Roma qualche agostiniano, che abbia consumato un po’ del suo tempo sullo studio del S. P. Agostino.

Per concludere credo che sarebbe utile che l’Ordine destini a questo scopo qualcuno dei suoi giovani. Comprendo le difficoltà in questo tempo di secca in fatto di giovani sacerdoti; ma mi pare che la cosa meriti non solo attenzione ma anche il sacrificio di sguarnire, ove sia necessario, altri fronti.

...Lei non ignora che l’iniziativa delle Opere di sant’Agostino è stata ed è ricca di consensi, di lodi, d’incoraggiamenti, tanto che ad essa è interessato - come mi risulta da fonte sicura - anche il Santo Padre; ma è stata ed è povera, molto povera di cooperazione. Dico cooperazione nell’ambito dell’Ordine dal quale chi cominciò a vagheggiare e ad attuare l’idea nutriva speranza di avere, almeno sul piano organizzativo e redazionale, un maggiore aiuto. Le risparmio una lunga storia, non bella e non edificante...

 

Ma purtroppo, com’era successo ad altri grandi agostiniani, anche Trapè è incappato in un periodo in cui i giovani, troppo fiduciosi nei loro mezzi, inclini a lavori dalle facili sintesi - non ad un lavoro che costa sacrifici, pazienza, e che spesso paga con ingratitudini -, erano affatto inclini a sottomettersi, con la pretesa di una libertà di studi, di vedute proprie, senza dovere continuamente dipendere dal benestare del Maestro.

E poi i giovani - « cui, spesso, i cambiamenti sembrano belli, perché sono cambiamenti » e considerano buono solo ciò che è nuovo -, ormai pensavano piuttosto a girare pagina, a gettarsi in altre contestazioni, in altre culture, in altri apostolati più appariscenti e più gratificanti.

Trapè si fermava a raccontarci il prezzo delle sue opere, di cui altri si pavoneggiavano, un po’ deluso perché il merito veniva attribuito solo a chi si era limitato a dare qualche aiuto o consiglio o incoraggiamento, solo per iniziare... Ad un amico, che si sfogava per « la nostra istituzione, così anemica, che non dice proprio nulla. La tua persona non c’entra: tu rimani Trapè, nessun dubbio; ma il fatto è un altro: è il modo come ti hanno sostituito, è la mistura degli ingredienti del gioco che realmente mi scandalizza... Quando l’Ordine ti meriterà, ti avremo di nuovo. Per la verità non lo dico per primo: è quanto unanimemente si dice qui », egli, pur tanto attento a tenersi nel cuore le proprie amarezze ed evitare sfoghi per dovere di carità, rispondeva:

 

Comincio col dire che la mia lettera non ha affatto - almeno nell’intenzione - un tono perentorio; ma vuol essere l’espressione d’un animo amareggiato, stanco, disilluso. Tu sai da quanto questa iniziativa si trascina, attesa, lodata, incoraggiata da molti; ma fattivamente appoggiata da pochi, superiori non esclusi. Tu sai quante fatiche ho dovuto soffrire per reperire gli irreperibili mezzi finanziari. Questi ci sono ormai e non da oggi; stan lì che aspettano, aspettano che le vicende politiche della nostra Italia gaudente li riduca in polvere.

Le difficoltà dunque, come tante volte ho detto, son sempre e solo sul piano organizzativo, per questa e per altre cose simili e dissimili.

Viva l’Italia agostiniana, una, forte, intelligente, coraggiosa!

Se non mi sembrasse un delitto restituire il denaro a chi con tanta generosità l’ha offerto, l’avrei già fatto liquidando l’iniziativa. Ma mi son detto sempre che bisogna sperare contra spem e tirare avanti, fiduciosi che il Signore troverà Lui la strada, anche se è un’altra diversa dalla nostra. E così vado avanti lottando con le mie occupazioni: sette ore di scuola settimanali col secondo semestre, il Concilio, il S. Uffizio, che non è una laurea ad honorem, e con le occupazioni degli altri; di quelli pochi, dico, che, se non fossero occupati, sarebbero disposti ad occuparsi in questo lavoro.

 

Ma aveva anche un suo modo di consolarsi, specialmente quando gli venivano in mente le parole di qualcuno molto in alto, che gli faceva notare, con meraviglia e dispiacere, quanti pochi amici avesse fra i suoi:

 

Così vanno spesso le cose in questo mondo. Ma vanno bene, almeno per ciascuno di noi personalmente, anche quando vanno male; tutto è meglio, anche quello che non è bene. Per essere umili, bisogna imparare molto a saper soffrire le umiliazioni, saper tacere, saper chiedere perdono con sincerità quando la foga del carattere o l’impeto della spontaneità ci hanno portato a fare un gesto o dire una parola che offendono la carità, saper godere di essere considerati poco, trascurati, saper ringraziare per quanto ci viene fatto di bene, saper stare all’ultimo posto.

 

Esortava a non angustiarsi per lui, per le ingratitudini che subiva:

 

Non vi preoccupate di me, perché vivo nel secondo piano.

 

Però ci son rimaste in cuore alcune sue parole piene d’amarezza:

 

Ricordo l’ultima lettera scritta alla famiglia agostiniana quando avevo il diritto e il dovere di non tacere e l’esigenza di far giungere lo scritto dove non poteva giungere la voce. Quella lettera, pur scritta con impegno come la gravità dell’argomento richiedeva - si trattava della fedeltà dell’Ordine al suo carisma come condizione della sua sopravvivenza e della sua floridezza -, ebbe il torto di arrivare quando più che a leggere pagine si pensa a voltare pagina: la lettera infatti o non fu letta o fu letta e dimenticata.

 

In certe occasioni risultava anche caustico:

 

Le proposte di revisione delle Costituzioni sono la codificazione e la promozione della decadenza dell’Ordine, mancanti cioè di senso spirituale, di senso giuridico, di senso storico!

 

E al suo amico di tanti anni, anch’egli entusiasta della passata grandezza dell’Ordine:

 

Oggi lascia stare: se vedi che sta per crollare, scansati!

   

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