Vocazioni religiose

È stato convinto da sempre della bellezza e della necessità delle vocazioni religiose e sacerdotali, per la cui promozione ha speso non pochi dei suoi giorni. Per le vocazioni ha aperto i campi missionari, ha parlato, esortato, scritto, viaggiato continuamente, ha pregato e fatto pregare.

 

Sant’Agostino ha amato la vita religiosa perché ha visto nel vangelo il perfezionamento dell’uomo e nella vita religiosa la perfezione del vangelo, e come religioso si è inteso perfettamente cristiano e come cristiano perfettamente uomo... Io sono fermamente convinto che il futuro della vita e dell’apostolato sacerdotale sta in questa direzione: la vita comune del clero, che è la cornice, la più bella e la più appropriata, per la vita e il ministero sacerdotale, la sua vitalità spirituale e la sua fecondità apostolica. E l’accenno del Concilio, anche se timido, è sulla stessa linea.

Siamo convinti che anche gli « anziani », quelli cioè che, come noi, da molti anni, professano la « Regola » di sant’Agostino, non troveranno sgradevole la voce fraterna di chi, avendola rimeditata alla luce della spiritualità agostiniana e della problematica moderna, confessa di averla trovata più ricca, più nuova, più evangelica; strumento quindi validissimo per operare in profondità nelle vie dello spirito e rinnovare, secondo il volere della Chiesa, l’ideale religioso. Siamo convinti, diciamo, che il precetto della carità di Dio e del prossimo posto all’inizio della «Regola » come riassunto del Vangelo, l’esempio stimolante della primitiva comunità di Gerusalemme, la verginità abbracciata in vista dei beni futuri e quale segno in terra dei « costumi » del cielo, la povertà come comunanza di beni e attesa fiduciosa della misericordia di Dio, il comando come servizio e l’obbedienza come atto di compassione per sé e per chi comanda, il bene « sociale » da preferirsi al bene « privato », la persuasione che è meglio aver meno bisogni che aver più cose, l’aspirazione costante alla contemplazione, che è sapienza e preghiera, gioia e quiete, il proposito di portare Cristo per le vie del mondo, diffondendone le virtù dovunque, sono principi che si rivelano, oggi più che mai, luminosi, fecondi e risolutivi. Tutti possiamo trarne profitto a rimeditarli.

 

Roma, 13 luglio 1972

Carissimo Padre,

Mi congratulo per la conclusione dell’opera. L’ho seguita fin dall’inizio, tu lo sai, con grande interesse, con grande speranza, con grande insistenza. Due volte sono venuto nel Messico e due volte ne ho trattato con voi per sostenere l’iniziativa e tentare di superare insieme le non lievi difficoltà. L’averla portata a termine è per la Provincia e per te personalmente un motivo di soddisfazione e di merito. L’opera è veramente importante. Che cosa io ne pensi, lo dissi in una circostanza che saremo in molti a ricordare, quando parlai del teologato agostiniano latino-americano. Voglia il Signore che questo ideale, diventato realtà nella pietra, lo diventi anche nell’organizzazione e nelle persone.

Erano altri tempi, quelli, lo so; e un ideale tale poteva non sembrare un sogno di fantasia. Ma se i tempi sono cambiati, non è cambiata la potenza del Signore; e la sua misericordia è pari alla potenza.

Animato da questa certezza, formulo il fervido augurio che il 25 luglio resti nella vita della Provincia e di tutto l’Ordine sparso nelle regioni latino-americane una data luminosa e feconda per la formazione d’un drappello numeroso di giovani.

 

   

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