Visite

Il p. Trapè, nei suoi lunghi viaggi come Padre Generale, ha visitato quasi tutte le Famiglie religiose  dell’Ordine sparse nelle diverse nazioni.

Il suo intento era di poter conoscere personalmente tutti e singoli i religiosi, portare loro l’esortazione del Papa a rimanere fedeli, rendersi conto delle varie attività, incoraggiare specialmente i missionari che si trovavano lontani dalle loro patrie, spesso in condizioni difficili. Ovunque è stato accolto con gratitudine e gioia dai religiosi e dai fedeli.

Trascriviamo di seguito alcune lettere alla mamma, scritte durante questi viaggi, che rivelano il suo stato d’animo e la fiducia riposta sulle preghiere materne a cui si affidava continuamente.

Dieci anni dopo, per riconoscenza, scriveva alla fine  della sua chiarissima introduzione al libro Matrimonio e Verginità le seguenti righe: «Alcune di queste pagine sono state scritte durante l'ultima malattia di mia madre, Maria Fortunati. Alla sua cara memoria siano dedicate tutte: a lei che nella semplicità della fede e nell'assiduità della preghiera visse l'alto ideale cri­stiano del matrimonio e vide con gioia due dei suoi figli consacrati a Dio».

 

 

Lettere alla mamma

 

9-11-1967

 

Mamma cara

Ti ho scritto qualche giorno fa dall’aereo mentre andavo in Spagna: ti scrivo ora, sempre dall’aereo mentre stiamo avvicinandoci alla città del Messico. È notte per te. Tutto intorno è oscuro. Solo la carlinga dell’aeroplano, simile a una grande sala, è sfarzosamente illuminata.

Siamo oltre 200 (duecento) passeggeri, per lo più messicani. Abbiamo finito proprio ora di fare la cena; una cena buona a base di pollo e di riso. C’erano anche i dolci, ma non li ho mangiati. Anche il vino era buono.

Adesso, in attesa di arrivare alla città del Messico (mancano ancora due ore di volo) i più fanno un sonnellino. Prima di farlo anch’io ho voluto scriverti queste due righe (che tu forse non potrai leggere per la brutta calligrafia con cui sono scritte, ma non mancherà chi te le legga) per inviarti i miei saluti, insieme a Dino, Delfina e Gianfranco; e raccomandarmi alle tue preghiere.

Prega per me, mamma, specialmente in questi giorni, ché ho tanto da lavorare. Credo che mi tratterrò in Messico una decina di giorni, poi un giorno o due negli Stati Uniti, poi conto di rientrare a Roma, se il Signore accompagnerà con la sua benedizione il mio cammino.

Alla mattina quando ascolti la S. Messa prega molto per me, che ti porto sempre con me nei miei viaggi, con la mente e con il cuore.

Saluti cari,

P. Agostino

 

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1967 - descrizione del viaggio alla mamma
(20,049 MB)

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1 Giugno 1968 ore 16.15 (ora italiana)

 

Cara mamma

Questa è un’altra lettera che ti scrivo dal cielo: ormai ci sei abituata e non te ne meravigli più come la prima volta. Stiamo attraversando l’Atlantico: fra qualche ora, se tutto andrà bene, arriveremo a Montreal (Canada) da dove proseguiremo per Chicago, prima tappa del mio viaggio attraverso gli Stati Uniti.

Splende un meraviglioso sole, i raggi si riflettono sulle ali  immense dell’aereo, a pochi metri del mio finestrino.

Sotto di noi uno strato fitto di nuvole e sotto le nuvole il mare. Il viaggio prosegue tranquillo: se non fossero le nuvole e di tanto in tanto qualche sussulto dell’aereo non ci accorgeremmo di essere in movimento.

La cabina assomiglia a un grande salotto. Ma non c’è molta animazione, anzi mi pare che ci sia un velo di mestizia: tra i passeggeri ci sono molte famiglie italiane che si recano in Canada per lavoro: a Roma, al momento della partenza, abbiamo visto molte lacrime e molti abbracci. Prima gli emigrati partivano con la nave, oggi con l’aereo, ma il distacco è sempre doloroso, anzi, forse, di più.

Dopo queste divagazioni eccoti, mamma, il programma del mio viaggio: Chicago, Detroit, Saint Luis, Chicago, Philadelphia, New York, Roma. Tutto nello spazio di un mese. Spero infatti di essere in Italia prima della festa di S. Pietro.

Prega molto per me, mamma; questo viaggio è molto impegnativo e perciò molto faticoso.

Al mio ritorno, prima di ripartire di nuovo per gli Stati Uniti, conto di fare una scappata a casa.

Che il Signore guidi i miei passi, ispiri i miei pensieri e benedica le mie intenzioni.

Spero che la mia salute regga bene come nel passato.

Saluti cari a Dino, Delfina, Gianfranco e, quando prima la vedrai, a Nenella.

A te un grande abbraccio,

tuo Dante

 

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1968 - descrizione del viaggio alla mamma
(20,449 MB)

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26 Agosto 1968

 

Cara mamma

Eccoti di nuovo una lettera dal... cielo: la scrivo mentre sto volando da Roma a New York e ormai sono più vicino a New York che a Roma; la scrivo da sopra le nuvole che coprono l’oceano immenso.

Il viaggio è tranquillissimo: splende un sole meraviglioso e non si ode che il chiacchierio di alcuni passeggeri e il rombare continuo monotono frettoloso dei motori.

Arriveremo a destinazione – e che saremo felicemente arrivati lo saprai da questa lettera: se ti arriverà vuol dire che anche noi saremo arrivati, perché la spedirò al mio arrivo a New York – arriveremo a destinazione questa sera alle otto (ora di Roma o di... Montegiorgio) che corrisponde alle due dopo mezzogiorno di New York.

Come ti ho detto a voce, il lavoro che mi attende è lungo e difficile: il Signore mi aiuti! Tu, mamma, pregalo tanto il Signore, pregalo ogni mattina quando ascolti la S. Messa, perché mi illumini e mi guidi.

Saluti cari a Dino, a Delfina, a Gianfranco; a te un bacio

Tuo P. Agostino

Se volete scrivermi in America, l’indirizzo è questo: St. Mary’s Hall (Villanova) PA.

S. U. A.

 

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1968 - descrizione del viaggio alla mamma
(19,295 MB)

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19 Febbraio 1969

 

Carissimi

Eccomi all’appuntamento. Scrivo, di nuovo, dall’aereo. Siamo in viaggio, ormai da 12 ore, da Roma per Rio de Janeiro nel Brasile, dove proseguiremo per S. Paolo, una grande città dove sono tanti di origine italiana e tanti che portano il nostro stesso cognome. Penso che i Trapè di S. Paolo saranno lieti quando sapranno che arriva un Trapè Generale.

 Il viaggio è tranquillo, e ha l’unico difetto di essere lungo: 14 ore più 5 di ritardo. C’è da starne allegri!

Mentre l’aereo continua la sua rotta e comincia a sballottarci un pochino – potete accorgervene dalla scrittura più brutta del solito – penso alla casetta là a Montegiorgio, a quella venduta e a quella costruzione (quando comincia?), soprattutto a là, ormai solitaria, dove sono nato.

Pregate il Signore perché il viaggio, il più lungo che abbia intrapreso finora, sia felice e fecondo di bene. Quando vi arriverà questa, io sarò a S. Paolo o in una grande città di quell’immenso paese.

Cercherò di scrivervi a mano a mano che passerò da una nazione all’altra, così potrete seguire il mio pellegrinaggio e Gianfranco potrà raccoglierne, come ricordo di esso, i francobolli delle diverse nazioni latino-americane.

Cari, affettuosi, infiniti saluti, mamma, Dino, Delfina, Gianfranco. Saluti - con gli stessi sentimenti -, a Nenella.

Vostro p. Agostino

N.B. L’aereo ha cominciato a volare tranquillo, senza un minimo sussulto; tutti i passeggeri sono allegri: c’è vicino a me un gruppo di bambini – sembrano essere tutti fratelli e sorelle – che s’impegnano – e ci riescono molto bene – a fare del chiasso – Beati loro.

 

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1969 - descrizione del viaggio alla mamma
(20,826 MB)

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Argentina, 10 Marzo 1969

 

Carissimi

Sono alcuni giorni che mi trovo in Argentina. Vi giunsi il 5 c.m. da Montevideo con l’animo profondamente commosso: pensavo a quando arrivarono a Buenos Aires il nonno, il babbo, gli zii, e alla differenza tra il loro arrivo e il mio. Essi arrivarono poveri e sconosciuti, con tutte le loro misere cose sulle spalle, in un sacco, in cerca di lavoro; accolti al porto da un carro trainato da buoi che li portò nell’immense estensioni della pampa.

Io scendo dall’aereo, aspettato accolto dai superiori dell’ordine, preso nella macchina da un ricco costruttore di Buenos Aires, di origine – vedi caso – italiana; trattenuto con tutti gli onori nella casa religiosa della capitale, percorro il giorno dopo la pampa fino a Rosario in macchina, comoda, anche se non bella.

Quante volte in questi giorni ho pensato al babbo e come ho desiderato che fosse con me!

Ma la commozione più lunga e più affettuosa l’abbiamo fatta ieri sera, a Puyato insieme alla zia Pasqualina e tutti e quattro i suoi figli.

Sono stato con loro poche ore, ma sono state ore veramente belle e piene di affettuosa fraternità.

La cara vecchietta della zia non si saziava di guardarmi e ripeteva ammirata: «me sembra fratuum!». La zia, pur dicendo di quando in quando qualche parola in spagnolo, parla ancora, dopo 46 anni, la lingua de li Tasci.

È una vecchietta molto vispa, nonostante che le gambe non la servano più molto bene.

Mi domandò tante cose e inviò tanti saluti e tanti auguri a tutti, specialmente a «Marì». Mi ricordo poi che essa era presente nella camera mentre io nascevo. La figlia – Maria ormai vedova con tre figlie già sposate – mi ricordava che era andata con altre bambine alla Madonna «de foglié» per implorare la grazia della mia guarigione, perché poco dopo nato, ero in pericolo di andarmene.

 Poche ore, ma molto belle: dopo 46 anni! Adesso il mio cammino continua. Questa sera di nuovo a Buenos Aires, poi a Mendoza, poi in Cile, poi... Saluti e pregate per me.

P. Agostino

 

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1969 - descrizione del viaggio alla mamma
(22,474 MB)

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La Paz (Bolivia) 23-3-1969

 

Carissimi

Vi scrivo da La Paz capitale della Bolivia, dove sono giunto giovedì scorso – 20 – e da dove partirò, con l’aiuto del Signore, per Lima – Perù – martedì prossimo – 25 c.m.

Fino a questo momento il viaggio è andato molto bene. Anche la grandi altezze non mi danno fastidio. Pensate: venendo da Santiago del Cile siamo scesi con l’aereo a 4.200 – dico quattromila e duecento – metri; per visitare alcune case dell’Ordine ho passato e ripassato in camionetta un valico di 4.654 – leggete bene la cifra – metri con un passamontagna addosso per difendermi dal freddo.

Tutto bene finora: grazie al Signore.

Spero che tutti stiate bene e che i lavori per la nuova casa siano incominciati. Spero che abbiate ricevuto la mia precedente.

Saluti cari. Pregate per me: il viaggio è ancora lungo.

P. Agostino

 

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1969 - descrizione del viaggio alla mamma
(9,549 MB)

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20-Maggio-1969

 

Carissimi

Sto scrivendo nel cuor delle notte mentre l’aereo sta volando dall’America all’Europa: domani mattina alle 8 atterreremo a Dio piacendo, a Madrid, in Ispagna, da dove penso di ripartire, dopo due giorni, per Roma.

Il mio viaggio di tre mesi, faticoso, ma anche pieno di soddisfazioni sta per terminare. Durante quasi cento giorni son passato di nazione in nazione, di città in città, di casa in casa.

Ecco le nazioni che ho visitato - Gianfranco le ritrovi nella carta geografica: Brasile, Uruguay, Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Ecuador, Columbia, Venezuela, Portorico, San Domingo.

Ed ecco le città principali che ho visto: Rio de Janeiro, Montevideo, Buenos Aires, Rosario, Mendoza, (Argentina); Santiago del Cile; La Paz e Co-chobamba (Bolivia); Lima, Cuzco, Piura, Chichayo (Perù). Quito, Bogotà, Medellin, Barranquilla (Columbia) Caracas, Maracaibo (Venezuela); San Juan di Portorico, San Domingo.

Vediamo se Gianfranco riesce a ritrovare queste città: ci provi.

Ma forse la fatica maggiore sarà leggere la mia calligrafia: è sempre brutta ma adesso che l’aereo sta ballando è forse illeggibile.

In ogni caso ve la leggerò io stesso quando – come spero – mi sarà concesso di fare una scappata a casa.

Termino perché proprio ora ci portano da mangiare; come potremo mangiare con questo ballare continuo dell’aereo non so; comunque ci proveremo: non ho grande appetito – ho piuttosto voglia di dormire – ma l’appetito mi verrà mangiando.

Un caro saluto a tutti: mamma, Dino,  Delfina, Gianfranco. Saluti cari a Nenella e famiglia.

P. Agostino

 

P.S. Ho terminato di mangiare – la cena è stata buona – l’equipaggio ha ritirato... i resti; ora, mentre il capitano vigila perché tutto proceda bene, mentre, soprattutto, vigila l’Angelo custode, proverò a schiacciare un sonnellino.

 

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1969 - descrizione del viaggio alla mamma
(22,557 MB)

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Da Roma a Madrid 25-10-1969

 

Carissimi

Mentre sto volando verso Madrid e vedo sotto di me l’arida terra di Spagna (almeno questa parte che si distende da Barcellona, che abbiamo sorvolato da poco a Madrid) penso all’Italia, a Montegiorgio, alla casetta laggiù sotto la fornace; penso a voi, mamma, Dino, Delfina, Gianfranco, e v’invio dall’alto dei cieli il più caro, cordiale saluto.

Fra 40 minuti arriveremo, con l’aiuto del Signore, a Madrid; da qui proseguirò in auto per Valladolid, dove mi tratterrò uno o due giorni.

Spero di poter tornare a Roma sabato 28, o al più tardi domenica 29.

In questo momento il paesaggio spagnolo, visto dall’alto, sta cambiando: alla terra arida si sostituiscono fiumi e boschi e laghi.

Le nubi, sopra le quali sorvoliamo, sparse qua e là per l’orizzonte sembrano branchi  di pecore pascenti.

Ora si fanno più fitte e a tratti c’impediscono di vedere il suolo.

Ecco la voce dell’hostess che ci ordina di agganciare le cinghie: stiamo per arrivare.

L’aereo si sta abbassando e traballa. Tutto normale; tutto bene. Il movimento m’impedisce di scrivere.

Saluti cari,

p.  Agostino

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1969 - descrizione del viaggio alla mamma
(13,688 MB)

 

   

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