Nuova Biblioteca Agostiniana

 

L’Opera Omnia di sant’Agostino

 

Tutto ciò che è stato qui detto, anche se succintamente, basterebbe per collocare il padre Trapè tra coloro, pochi purtroppo, che al termine della loro vita terrena possono guardare indietro senza rimpianto alcuno e con la completa soddisfazione di aver realizzato tutti i più rosei sogni e le più ardite speranze della propria giovinezza.

Egli seppe andare oltre. Consapevole della fondamentale importanza per la cultura filosofico-teologica di oggi di una conoscenza completa e fedele del pensiero agostiniano attraverso la lettura integrale delle numerosissime opere del Vescovo d’Ippona, concepì l’idea ardita della pubblicazione dell’Opera Omnia di sant’Agostino in edizione bilingue latino-italiana, con l’intenzione di colmare la grave lacuna della cultura italiana che non aveva mai provveduto, in forma organica e scientifica, alla pubblicazione di tutte le opere del grande Padre della Chiesa, mantenendo così una conoscenza frammentaria, incompleta e spesso distorta del suo genuino pensiero.

P. Trapè, pur valutando i rischi di così vasta impresa, mai prima da altri tentata per l’impegno e le difficoltà che comportava, con il suo entusiasmo, la sua dottrina, la sua capacità organizzativa, il suo amore verso il grande Maestro, seppe osare l’inosabile, seppe realizzare quel suo vasto disegno che ai più sembrava un’utopica illusione. Cominciò a sondare il terreno presso il Monastero di Cascia, al quale confidava i suoi sogni da tanto tempo covati:

 

24 Aprile 58

M. R. Madre,

 

Quando Lei, mentre io non ci pensavo, mi offerse di sostenere finanziariamente un progetto che sapeva essermi caro e che da tanti anni vado vagheggiando, ne provai, e glielo dissi, un’intima gioia e mi diedi subito, non senza trepidazione, a studiare il piano dell’impresa.

La parola « impresa » qui non è sciupata. Saremo fortunati non dico se la vedremo compiuta, che sarebbe sperar troppo, ma se la vedremo bene avviata. Ne guadagnerà l’Ordine, il cui onore ci sta a cuore, ne guadagneranno le anime, il cui bene ci sta più a cuore. Bisogna tornare alla primavera della Chiesa, per suscitare oggi, nella Chiesa, una nuova primavera. La primavera della Chiesa è il periodo d’oro dei santi Padri. Tra essi, il più universale e il più moderno, il S. P. Agostino. Mettere le sue opere alla portata di tutti, significa portare un efficace contributo alla nuova primavera della Chiesa, auspicata, anzi predetta dal Papa nel recente discorso al giovani di Azione Cattolica. Questi gli ideali ai quali intendo ispirare la modesta opera mia, questi, non ne dubito, gli ideali suoi, Madre, della sua Comunità, e di quanti vorranno darci la loro collaborazione.

Non posso dirlo ancora che la cosa riuscirà; ma posso assicurarla che buone prospettive non mancano. L’organizzazione, i cui primi passi saranno difficili ed incerti, dovrà seguire questa linea: a) trovare una grande casa editrice, che assuma insieme a noi la responsabilità e il peso dell’impresa. Qualcuna, già interpellata, si è mostrata ben disposta: si tratta di chiarire alcune condizioni e fissarne altre; b) formare un Comitato di competenti che assicuri la serietà scientifica e dia pieno affidamento all’editore e al pubblico. Alcuni Professori universitari sono entusiasti dell’idea e pronti a dare piena collaborazione; c) scoprire qua e là persone capaci che si mettano al non facile lavoro di tradurre e annotare opere il cui contenuto non è oscuro, ma è denso di pensiero.

Il P. Rev./mo P. Generale a cui ho parlato della cosa, benedice l’iniziativa e mi autorizza a tentarne l’organizzazione. Lo farò, nei limiti che le altre occupazioni, che vanno crescendo, mi consentiranno, non appena Lei mi assicurerà dell’impegno della sua Comunità di volerla sostenere finanziariamente nei limiti indicatimi.

Resta però fermo che io non contrarrò nessun obbligo, non stringerò nessun contratto prima di averle esposto le condizioni e di aver avuto la sua approvazione.

Con tutto ciò dovrà sempre restare un largo margine di fiducia tra l’organizzatore dell’opera e il Monastero.

Attendo dunque, Madre, una sua parola e getterò la reti. Spero di riuscire. Non è S. Rita la Santa degli impossibili? Che se poi non riuscissi, mi consola il pensiero che Dio premia ogni sincero volere anche se privo di successo.

 

Poco dopo, alla nuova superiora dello stesso Monastero:

 

...Inoltre mi permetta di ringraziarla d’aver accolto con entusiasmo l’idea della pubblicazione delle opere del S. P. Agostino e d’essersi impegnata, in nome del suo Monastero, a sostenerla finanziariamente e di avermi dato di questa volontà prove concrete, e poi (e qui ne metto molte insieme per non dimenticarne alcuna) della benevolenza che ha sempre mostrato verso la mia povera (so quel dico, non mentisco) persona e con la quale sempre mi ha accolto a Cascia.

Mi auguro che l’iniziativa delle opere del S. P. Agostino non abbia a morire: difficoltà di ordine organizzativo ed editoriale non mancano, né tutte sono appianate, se si aggiungesse quella d’un mancato e generoso appoggio da parte del Monastero finiremmo per affogare, e con noi affogherebbe un’idea; per sempre? non so; certo per molto tempo.

 

Fondò e diresse la « Nuova Biblioteca Agostiniana » (oggi Ente Morale di Alta Cultura) che cura la pubblicazione dell’«Opera Omnia di sant’Agostino ». Trovò nella « Città Nuova » Editrice quella validissima collaborazione che era necessaria per raggiungere lo scopo prefisso. Seppe coinvolgere nel suo travolgente entusiasmo la Direzione della « Città Nuova » prima e le maestranze della Tipografia poi, che subito riconobbero, nell’impostazione giusta e degnissima dei volumi, la validità e l’importanza dell’Opera alla cui realizzazione erano chiamati a collaborare.

Da quel grande lettore che era sempre stato egli seppe codificare subito le necessarie forme che rendessero i volumi di agevole, pratica e rapida consultazione, il rigore scientifico e la stessa veste tipografica che facessero dell’opera uno strumento completo per lo studio ed un ornamento gradevole per ogni biblioteca.

All’Opera Omnia di sant’Agostino e alle collane minori sorte attorno ad essa egli dedicò i suoi ultimi anni di vita. Con giovanile entusiasmo vedeva realizzarsi, volume dopo volume, il sogno accarezzato per tanti anni. Con la consueta profondità di pensiero, dottrina teologica e chiarezza di stile, scrisse le introduzioni generali alle principali opere, vere e proprie monografie del pensiero agostiniano su i vasti temi della teologia svolti nelle varie opere.

Esperto e saggio anche nell’editoria, ha dettato le norme per le traduzioni, le introduzioni e le note:

 

Penso e dobbiamo distinguere accuratamente due cose: lo stile, che ognuno ha quel che ha, e il pensiero, se sia stato reso con esattezza. Penso, in altri termini, che anzitutto ci si debba preoccupare degli eventuali errori di traduzione. Questi non mancheranno mai: ogni traduttore, per quanto abile, può prendere degli abbagli. Questa, dicevo, è la questione fondamentale. In quanto allo stile o all’efficacia della traduzione bisognerà adottare dei criteri piuttosto larghi. Te ne convincerai confrontando diverse traduzioni di uno stesso testo...

 

Leggeva con attenzione gli elaborati, chiunque ne fosse l’autore, specialmente le introduzioni, e spesso suggeriva variazioni e completamenti, preoccupato del pensiero genuino del Santo:

 

Ho letto la Sua introduzione alle Lettere di sant’Agostino. Mi piace. Solo mi pare che si dovrebbe completare l’introduzione con un accenno all’importanza della parte teologica dell’epistolario agostiniano e una indicazione un po’ più ampia della cronologia.

 

Ha dovuto rifiutare lavori anche di professori di fama, dai quali si aspettava molto perché con il loro nome avrebbero potuto dare alla diffusione dell’Opera una spinta maggiore, mentre invece si presentavano con lavori deludenti, a volte fatti da allievi e pure scopiazzati...

Ha sempre ricordato gli avvertimenti del prof. M. Sciacca sul modo di trattare gli editori:

 

Quella casa editrice vuole stampare le opere di sant’Agostino. Mi fa meraviglia, comunque bisogna informarsi. Se puoi aiutarmi allo scopo, meglio. In ogni caso è desiderabile unificare le due iniziative...

Lo specimen di quella editrice... non va: l’impaginatura è impossibile, il preventivo è intollerabile. Aspetto uno specimen dall’altra editrice... (che non ha voglia d’impegnarsi né io ho voglia di pregarla)....

Il Corpus Viennae. Esito a comprarlo per due ragioni: il prezzo è esagerato, i volumi rappresentano una minima parte di quelli pubblicati, i quali, a loro volta, sono una parte delle opere di sant’Agostino. Mi pare che manchi la necessaria proporzione tra i mezzi che abbiamo e il fine. In ogni caso compreremo i volumi che ci sono necessari.

 

Lasciamo a lui stesso la relazione della NBA:

 

La Nuova Biblioteca Agostiniana nacque come proposta nel Congresso italiano di Filosofia Agostiniana del 1954. Nacque per tre scopi: 1) rendere accessibili le Opere di sant’Agostino al più largo ceto di persone, specialmente al Clero e ai laici colti (riprendendo sotto altra forma l’iniziativa della Biblioteca Agostiniana di Firenze); 2) compiere un apostolato a raggio nazionale che fosse insieme ecclesiale e culturale; 3) aprire un campo nuovo di lavoro agli Agostiniani d’Italia, particolarmente ai giovani.

Le difficoltà iniziali furono ingenti: l’iniziativa rischiò di naufragare prima di nascere. Data la vastità dell’impresa le difficoltà erano di ordine economico, editoriale, organizzativo.

A) Sul piano economico vennero in aiuto le nostre Monache di Cascia (alle quali è dedicato in segno di pubblica riconoscenza il primo volume della N.B.A.), creando dal 1962 in poi un Fondo Opere sant’Agostino presso l’Istituto per le Opere di Religione della Città del Vaticano, alimentandolo per diversi anni fino all’ammontare di 35 milioni.

Più tardi, per dare alla N.B.A una sede stabile (e creare un centro per le nostre attività a carattere nazionale), fu acquistata e restaurata la casa di via Caterina Fieschi, 6, in Roma, con parte (l’altra parte fu destinata alla costruzione dell’Ateneo) del fondo speciale creato dallo stesso Monastero di Cascia per sostenere le iniziative del P. Generale del tempo, dirette in particolare a portare avanti un duplice programma: quello di aiutare lo sviluppo dell’Ordine in Italia e quello di erigere l’Ateneo Agostiniano, (lettera delle stesse Monache del dieci agosto del ’69).

Ma il restauro e l’acquisto del mobilio indispensabile importarono una spesa che andò un poco oltre i limiti del previsto. Perciò il fondo Opere sant’Agostino intervenne con quindici milioni, indebolendosi così sensibilmente. Per venire incontro a questo indebolimento e alla crescente spesa delle pubblicazioni dei volumi della N.BA., le Monache di Cascia offrirono altri venti milioni. Perciò il deposito iniziale del fondo Opere sant’Agostino divenne di quaranta milioni. Con esso, con il ricavato della vendita dei libri, con un prestito grazioso di otto milioni avuto, coi dovuti permessi, dal Convento di S. Anna in Vaticano (dei quali quattro già restituiti), si è fatto fronte alle spese degli undici volumi pubblicati.

B) Sul piano editoriale, ritenendo indispensabile per la riuscita dell’iniziativa appoggiarsi a una forte Casa Editrice (e questo giudizio si è rivelato provvidenziale), se ne cercò una che condividesse gli ideali della N.B.A. e ne accettasse in parte gli impegni economici. Solo dopo un lungo e faticoso peregrinare fu dato incontrarsi con la Città Nuova Editrice, la quale s’impegnò con regolare contratto a dividere in parti uguali l’onere economico e il ricavato, lasciando alla N.B.A. la fatica e la responsabilità della redazione o preparazione dei volumi. Fu messa solo questa clausola: se la N.B.A. non presentasse più alla Città Nuova Editrice volumi da stampare, questa dopo tre anni sarebbe libera di proseguire l’opera incominciata nella forma e nel modo che riterrà opportuni, salvo restando i diritti sui volumi già stampati. La stessa clausola fu aggiunta a favore della N.B.A. nei riguardi della Città Nuova Editrice. La collaborazione tra la N. B. A. e la Città Nuova è stata sempre molto cordiale e anche, come si può vedere dal bilancio, fruttuosa.

C) Sul piano organizzativo si trovarono, com’era da aspettarsi ed era stato previsto, le maggiori difficoltà. Queste furono trovate non tanto per l’impegno delle traduzioni, introduzioni, note ecc., quanto per le persone impegnate nella Segreteria della Redazione, indispensabili per assicurare il coordinamento dei lavori, che sono molti e disparati, e la correzione delle bozze, che non è facile né divertente. Le difficoltà suddette furono superate come fu possibile.

D) Come si vede, la prospettiva economica rende possibile la continuazione dell’Opera Omnia. Anzi, una iniziativa che fu presa per scopo apostolico, data la lusinghiera accoglienza che il pubblico le ha riservato, si converte anche in un affare economico; ma a condizione che venga continuata. Infatti, la gran parte dell’attivo è costituita dal deposito libri, il cui valore è condizionato alla loro vendita. Ora l’esperienza di questi anni insegna che per ogni nuovo volume che viene pubblicato non c’è solo il consistente lancio del volume stesso, ma un rilancio sensibile dei volumi già stampati.

 

Ma prima di questa relazione che risale al settembre del 1977, c’è tutto un capitolo sul problema che l’ha tenuto più in ansia, quello organizzativo, quello di un segretario. È fitta la corrispondenza con i tanti ai quali ha chiesto la collaborazione, per illustrare l’iniziativa, per esortarli, per sciogliere dubbi, per pregarli, e poi aspettare pazientemente le risposte, quindi illudersi per le promesse e infine cercare aiuto altrove...

Un esempio per tutti è lo scambio delle lettere seguenti con colui che sarebbe dovuto essere il segretario ideale, perché amico intimo, che sospirava e pregava Trapè di togliere «le insignificanti e fatiscenti province italiane dalla miserevole prostrazione in cui giacevano »:

 

a) Tu ritieni che l’impresa non incontrerà il favore del pubblico. Non so che dire: ma profeta non sono e il poeta (leggi: fantastico) non voglio farlo. Ma è un fatto che in Francia e in Ispagna l’impresa va avanti e in Germania e in America, sia pur con diversi criteri, l’hanno tentata. Che abbian soldi da buttar via tutti costoro?

b)Tu dici che i conti si fanno con i quattrini, che il peso economico cadrà tutto su noi, ecc. D’accordo. Ma il presupposto dell’iniziativa era un altro e te lo avevo detto, quello cioè di trovare un editore che volesse prendere l’iniziativa su di sé dietro assicurazione d’un nostro forte contributo; e quell’editore che ti ho indicato non mi pare debole. Se costui dirà di no, bisognerà o desistere o restringere il programma o aspettare altre fonti di finanziamento, che non mi stanco di cercare. Ma dichiarare fallimento in partenza non pare saggio. Il prof. Sciacca, ad esempio, è più fiducioso: crede che con quel presupposto si possa trovare un editore - fa il nome di ... - ed è disposto di collaborare.

c) in quanto al compito del segretario, per il quale, mi dici, non hai molta vocazione, mi pare che lo veda un po’ troppo ingrandito, forse a causa di questa mancata vocazione. Propaganda, piazzamento del libro, ecc. sono diritto e dovere dell’editore. Il segretario dovrà tenere i collegamenti con il Comitato e i traduttori. Ma questo compito sarà reso facile (o più facile) da un regolamento che dovrà stabilire le condizioni per la traduzione, l’introduzione, note, correzione di bozze, ecc.

d) Mi chiedi di dividere la responsabilità con un altro. Nessuna difficoltà se quest’altro è disposto a farlo. Ma non potrebbe nascere a proposito dei segretari quel che tu temi per il Comitato promotore? Chi il responsabile? E se si palleggiano la responsabilità non si paralizza l’iniziativa? Sono interrogativi che vogliono una risposta.

e) Sul centro dell’impresa siamo d’accordo. Che tu abbia supposto ch’io potessi pensare a S. Monica non mi fa onore. Quando ti ho offerto di diventarne il Deus ex machina era chiaro ch’io pensavo a Firenze, almeno come centro organizzativo.

f) E veniamo alla bomba finale. Tu chiami la mia offerta una proposta di « collaborazione tollerata ». Parole di colore oscuro. Se sono un’espressione della tua modestia, non le discuto; ma se dicono ciò che tu pensi dei miei sentimenti nel tuoi riguardi non le capisco o, meglio, non vorrei capirle, tanto mi sembrano assurde ed ingiuste. Sarebbero, in questo caso, l’ultima prova d’un’amara esperienza che vado facendo da tanti anni.

Vedi di chiarirmi l’enigma. Se hai proposte da farmi, dove non ti senta tollerato, sarò lieto di poterle accogliere.

In ogni caso tieni presente: nessuna duratura iniziativa si può prendere senza entusiasmo e senza tenace volontà di servire un’idea; questa iniziativa che mi sta a cuore e che vado vagheggiando da tanti anni - ricorda che te ne parlavo quando stavi lavorando sulla tesi di laurea - non la lascerò cadere prima di aver esperito tutti i tentativi per farla riuscire. La considero un atto di amore al S. P. Agostino, un’opera di apostolato, un segno della presenza - uno del pochi, se non l’unico - della presenza degli Agostiniani in Italia.

 

A questa sua lettera, di rimando, l’amico rispose:

 

« Se non altro la mia lettera, duramente concreta, ha stimolato precisi rilievi da parte tua che non è sempre facile provocare dato che per temperamento sei portato a vedere le cose nello sfondo impreciso o della poesia o sull’arco della soprannaturale speranza, mentre io, nato dalla pietra etrusca, sono saldamente ancorato all’orizzonte del tempo e disposto sette volte sette alle postulazioni della terrestrità ».

 

Ma non tardò neppure la risposta di Trapè:

 

Io insisto nell’idea e non sono alieno, oggi, dal prendere in considerazione l’ipotesi di assumere noi tutto l’onore finanziario. Ma mi convinco sempre di più che questa iniziativa, come altre, non cadrà, se cadrà, sul fronte economico, ma su quello organizzativo. È triste, perché sintomatico, ma è così, e vorrei che i fatti mi smentissero.

 

Ritornando ancora sullo stesso argomento:

 

Ma debbo dirti che io non capisco a che cosa tu pensassi, mentre scrivevi quelle parole: se non contengono - e non lo credo - un rovesciamento o un travisamento dei fatti (cosa purtroppo non infrequente, da qualche tempo in qua, nel miei riguardi) non so proprio che cosa significhino... Finisco dunque per prendere quelle parole come una battuta o uno scherzo, uno di quei scherzi un po’ forti, di cui pare che l’amicizia possa qualche volta servirsi per saggiare la resistenza dell’amico o provocarne una reazione. Se però fossero scritte sul serio, dimmi per favore a che cosa alludono ed io, salva non tantum caritas verum etiam libertas amicitiae mi giustificherò o chiederò scusa.

Intanto saluti cari e buone vacanze. Io sento di averne estremo bisogno per poter continuare a far qualche cosa.

 

Però non voleva perdere definitivamente i contatti con l’amico, che per tanti motivi gli era caro, specie per le sue capacità:

 

Avrei desiderato ringraziarti a voce, ma ho atteso invano che tu mantenessi la promessa di venire a Roma; e ormai dispero che tu venga, per quest’anno almeno. Avremmo trattato insieme delle Opere del S. P. Agostino che, come vedi, vanno avanti, almeno sulla carta. Ma ho dovuto superare più di una volta la tentazione di smetterla d’insistere su una iniziativa che se è intesa molto fuori è intesa molto poco dentro.

Per un malinteso o non so per quale ragione tu ti sei tirato indietro e te ne sei andato sbattendo la porta. Ma l’iniziativa ha bisogno di tutti, particolarmente ha bisogno di te, se te la senti ancora di lavorarci e le tue occupazioni te lo consentono.

Ti sarei grato di un cenno di risposta. Ma vedi di non scrivermi, come altre volte, una lettera d’improperi, che non servono né a te né a me. A me soprattutto. Per tirarmi su il cuore e durare nel duro lavoro affrontato in difficili condizioni c’è bisogno di altro.

 

Ma, visto che non c’era più nulla da fare, smise di supplicarlo:

 

Sulle nostre relazioni (a proposito di sant’Agostino) eccoti la cronistoria degli ultimi tempi.

Ti scrissi dopo il Capitolo Generale del 1959, invitandoti a riprendere insieme il lavoro dell’Opera omnia. Tu, prendendo male una mia espressione scherzosa, mi rispondesti un no secco. Io presi tristemente e dolorosamente atto di questa risposta, espressa con queste parole, e chiusi la questione; tanto più che una risposta simile, la più dura che abbia ricevuto da un amico, mi giungeva quando qui mi stavano seppellendo senza esequie... Questa la cronistoria. Tirane le conclusioni. Che avresti fatto tu a posto mio? Avresti tirato avanti come avresti potuto. E così ho cercato di fare io... Ecco tutto. E mi pare che basti. Conclusione: se vuoi riprendere la collaborazione per l’Opera omnia, ma di gran buona volontà, considerando l’opera non mia, ma nostra, la porta è aperta...

 

Ad un altro possibile, per lui, collaboratore, scriveva:

 

Se dovessi guardare alle amare esperienze fatte non dovrei tentare più un’opera in collaborazione; ma per amore di Sant’Agostino son disposto ad avere ancora fiducia, e tentare ancora, e non disperare.

Di fronte a tutte queste difficoltà, rispondo: io farò il lavoro (introduzione, note) che altri preferiscono non fare. Va bene?

 

Però, per suo incoraggiamento, fu appoggiato dall’alto, spronato, benedetto. Il Papa, ad ogni volume delle opere che riceveva in segno di filiale omaggio, faceva rispondere sempre con paterno compiacimento:

 

Dal Vaticano, 14 Febbraio 1970

 

Rev.mo Padre,

Con delicato pensiero Ella ha voluto offrire a Sua Santità, a pochi giorni dalla pubblicazione, il primo volume delle Lettere di sant’Agostino, edito a cura della « Nuova Biblioteca Agostiniana ».

Il Sommo Pontefice, Cui è ben nota la coraggiosa iniziativa di approntare in un testo aggiornato e moderno l’intero « corpus » delle Opere del Santo Dottore, ha accolto molto volentieri il dono e Si è compiaciuto del nuovo lavoro, che viene ad aggiungersi alla serie ormai felicemente avviata. Esso, infatti, per il suo contenuto di per sé atto - al pari o forse più di altri epistolari - a penetrare la fisionomia spirituale del Santo, per la dotta introduzione redatta dall’E.mo Cardinale Michele Pellegrino, sarà certo oggetto di edificante lettura e strumento di utilissima consultazione.

Con tale augurio il Vicario di Cristo porge a Lei il Suo vivo ringraziamento e Le imparte di cuore l’implorata Benedizione Apostolica, da estendere sia ai collaboratori della Cattedra Agostiniana e della Casa Editrice, sia ai Religiosi tutti dell’Ordine...

 

Dal Vaticano, 13 Luglio 1979

Rev.mo Padre,

Adempio il venerato incarico di significarLe la sincera riconoscenza del Sommo Pontefice per l’omaggio del primo volume de « La Città di Dio », che codesta Nuova Biblioteca Agostiniana ha pubblicato, sotto la sua direzione, nell’edizione bilingue delle opere del Santo Dottore.

Sono lieto, altresì, di confermarLe il gradimento del Santo Padre, già manifestato oralmente a Sua Eminenza il Cardinale Michele Pellegrino, per l’istanza, da Lei avanzata, di poterGli dedicare il primo volume dei « Sermoni » che vedrà presto la luce nella medesima collana.

Sua Santità desidera farLe giungere una particolare parola di apprezzamento per l’importante iniziativa editoriale che, favorendo la diretta conoscenza del pensiero del Vescovo d’Ippona, non mancherà di suscitare il vivo interesse di quanti desiderano alimentarsi alle genuine fonti della migliore tradizione patristica.

Invocando, pertanto, sulla sua persona e su quella dei Collaboratori, copiosi lumi celesti, il Vicario di Cristo imparte di cuore l’implorata Benedizione Apostolica, pegno di paterna benevolenza ed auspicio della costante assistenza divina...

 

Con soddisfazione padre Trapè ne scriveva ad un suo caro amico:

 

Roma, 18 giugno 1973

Caro P. Provinciale.

In questa occasione vorrei farLe giungere un nuovo appello per la Nuova Biblioteca Agostiniana. Non penso con ciò di uscire dal seminato; penso, anzi, di assolvere un mio preciso dovere.

L’iniziativa è sempre più apprezzata e mostra sempre più la sua validità. Ma bisogna assicurarne la continuazione. Non può restare affidata a uno solo...

C’è bisogno d’un aiuto e di un successore. Altrimenti... non voglio dire di più. Aggiungerò solo che il S. Padre, nell’udienza di mercoledì scorso, durante la quale Gli presentai il volume del De Trinitate mi licenziò con questa inaspettata, insistente raccomandazione: «Faccia studiare sant’Agostino ai suoi confratelli». Ne restai colpito. Mai, per l’innanzi, mi aveva rivolto simile raccomandazione. Trasmetto perciò la raccomandazione a Lei e alla Provincia.

 

La consapevolezza che la pubblicazione delle Opere di Sant’Agostino, una volta conclusa, avrebbe stimolato studi, ricerche per mostrare la fecondità inesauribile del pensiero cristiano, gli faceva scrivere:

Roma, 28 luglio 1973

 

MM. RR. P. Assistente e PP. Provinciali,

scrivo la presente per informarvi sull’andamento della Nuova Biblioteca Agostiniana.

Ci stiamo avvicinando, magnis gressibus, verso la metà dell’Opera Omnia, che dovrebbe arrivare a quota 30 - 32 volumi. Ma questa non è che una parte del programma. La NBA ne prevede una seconda: gli studi, che comprendono convegni e pubblicazioni.

Si vorrebbe cominciare nel prossimo anno con un convegno che dovrebbe essere indetto però quest’anno stesso, possibilmente nel mese di settembre, sul «De Trinitate» (i diversi aspetti dell’opera). Nel ’75 potrebbe essere la volta delle «Lettere», poi del «De Civitate Dei», ecc.

Opere di sant’Agostino, convegni, studi dovrebbero creare in Italia un movimento culturale a servizio della pastorale e della fede, un movimento promosso dagli Agostiniani e segno della loro vitalità e dell’affetto per sant’Agostino e per l’Ordine...

   

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