Editore

 

A questo punto si può dire qualcosa sul rapporto tra Padre Trapè e l’editoria italiana ed internazionale. Iniziò questo rapporto con la pubblicazione della sua tesi nel ’42, seguirono collaborazioni con varie riviste specializzate di teologia e di patristica. Diresse in seguito una collana spirituale presso l’editrice “Áncora”. Collaborò con l’editrice “Esperienze” di Fossano, editrice fondata dal suo amico personale ed allora Mons. Pellegrino, che aveva la cattedra di letteratura cristiana antica presso l’università di Torino. Presso questa editrice pubblicò la biografia di S. Agostino, biografia che è tutt’ora continuamente ristampata e tradotta in varie lingue.

Nei primi anni del ’60 curò la voce su Agostino che è apparsa nel primo volume della “Bibliotheca Sanctorum”: è una voce monumentale, certamente è la più ampia: occupa circa 70 colonne e questa stessa voce trasformata in un volumetto è stata per anni il libro di testo dei corsi che lui faceva come introduzione al pensiero di Agostino. Suggerirei, per chi volesse iniziare la lettura delle opere di Agostino, di cominciare da questa voce che lui ha fatto: è una preparazione magistrale all’approccio di Agostino.

Consapevole della fondamentale importanza per la cultura filosofico-teologica di oggi di una conoscenza completa e fedele del pensiero agostiniano attraverso la lettura integrale delle numerosissime opere del Vescovo d’Ippona, il P. Trapè concepì l’idea ardita della pubblicazione dell’Opera Omnia di sant’Agostino in edizione bilingue latino-italiana. A tale scopo il P. Trapè aveva fondato e diretto la Nuova Biblioteca Agostiniana (oggi Ente Morale di Alta Cultura), che cura la pubblicazione dell'Opera Omnia di Sant’Agostino. Trovò, come egli stesso dice, nella Città Nuova Editrice quella validissima collaborazione che era necessaria per raggiungere lo scopo prefisso. Seppe coinvolgere nel suo travolgente entusiasmo la Direzione della Città Nuova prima e le maestranze della Tipografia poi, che subito riconobbero, nell'impostazione giusta e degnissima dei volumi, la validità e l'importanza dell'Opera alla cui realizzazione erano state chiamate. Da quel grande lettore che era sempre stato, il P. Trapè seppe codificare subito le necessarie forme che rendessero i volumi di agevole, pratica e rapida consultazione; il rigore scientifico dei testi e la stessa veste tipografica fanno dell'opera uno strumento completo per lo studio ed un ornamento gradevole per ogni biblioteca.

 

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Lasciamo che il padre Trapè ci dica come è nata questa iniziativa dell'Opera Omnia di S. Agostino, per quali ragioni, con quali criteri.

 

Come è nata

 

Con estrema semplicità vi dirò ch'è nata dalla fervida fantasia di un giovane professore, che è ancora professore ma non è più giovane, del Coll. intern. agostiniano di Roma negli anni '40, prese i contorni precisi negli anni '50 e uscì dalla clandestinità nel Congresso agostiniano di filosofia del '54, per la cui organizzazione quel professore fu aiutato da un religioso ag.no qui presente, il P. Augusto Cavaliere, che lo mise in contatto col Prof. Sciacca; cominciò a concretizzarsi negli anni '60 con la collaborazione generosa della Città Nuova Editrice, la quale ne intuì l'importanza e non si spaventò per la mole; è continuata negli anni '70, continua in questi anni '80 e spera di terminare il suo cammino prima che lo termini il secolo. A quelli che hanno fretta non posso che raccomandare pazienza. La lentezza non è indice di negligenza negli organizzatori, ma è indice della mole dell'opera: 40 grossi volumi, per complessive 50-55 mila pagine, non si preparano né si mettono in atto dalla mattina alla sera. Se avete dato uno sguardo alla complessità del lavoro, mi darete ragione.

 

I criteri

 

Quanto ai criteri, diciamo semplicemente che non si è tentato una nuova edizione critica, perché impossibile e in gran parte inutile. Non si è voluto, cioè, affrontare il rischio o di cominciare senza nessuna prospettiva di finire o di far passare per edizione critica la copia più o meno corretta o scorretta – capita anche questo – di una edizione precedente. A conferma della prima ipotesi ricorderò che l'edizione critica dell'Accademia di Vienna, benemerita ma non sempre migliore di quella precedente (la maurina), è in corso ormai da un secolo ed è arrivata appena alla metà!

Ma non voglio parlarvi qui dei criteri redazionali dell'edizione bilingue che la NBA e la Città Nuova editrice hanno coraggiosamente intrapreso; ma piuttosto delle ragioni che indussero a prendere una tale iniziativa.

 

Per quali ragioni

 

Possiamo ridurle a tre e chiamarle così:

– domestica

– ecclesiale

– culturale.

 

Ragione domestica

Chiamo domestica la ragione che riguarda l'Ordine Agostiniano, il quale ha creduto corrispondente alla sua tradizione culturale, e quindi al suo dovere, mettere le opere di Agostino a disposizione di tutti, anche di quelli che non hanno facile accesso ai grossi volumi del Migne o trovano ormai ostico il latino. Ma essendo questa, come ho detto, una ragione domestica, a voi non interessa molto. Basta averla accennata.

 

Ragione ecclesiale

La seconda invece ha un respiro più ampio, perché riguarda tutta la Chiesa, la quale ha sempre considerato Agostino un grande maestro, anche nei momenti difficili in cui non mancò chi voleva mandarlo in esilio. Da Celestino I, che un anno dopo la morte del santo, nonostante le invettive che gli lanciavano contro i monaci provenzali, lo annovera tra i sommi maestri della Chiesa, fino agli ultimi Pontefici (Leone XIII, Pio IX, Paolo VI e Giovanni Paolo II) l'ammirazione non è venuta mai meno. Mi piace riportare le parole che l'attuale Pontefice ha pronunciato nel discorso rivolto ai professori e alunni dell'Augustinianum in occasione di una sua visita di qualche anno fa: I miei predecessori hanno sempre raccomandato lo studio e la divulgazione delle opere di questo grande Dottore... Alla loro voce aggiungo volentieri anche la mia. Desidero ardentemente che la sua dottrina filosofica, teologica e spirituale sia studiata e diffusa, sicché egli continui, anche per mezzo vostro, il suo magistero nella Chiesa, un magistero umile e insieme luminoso che parla soprattutto di Cristo e dell'amore.

Alla voce dei Pontefici fa eco quella dei Concili. Si sa quanto Agostino sia stato presente negli ultimi: Tridentino, Vaticano I e Vaticano II. Soprattutto Vaticano II. Dico soprattutto, perché l'ultimo Concilio lo ha citato più di ogni altro Padre o Dottore della Chiesa, ben 50 volte dicono quelli che le hanno contate. Specialmente le due grandi costituzioni sulla Chiesa, la Lumen gentium e la Gaudium et spes, portano tracce evidenti del suo pensiero.

Questa insistenza del Concilio nel riferirsi al vescovo d'Ippona confermò nel proposito, chi lo aveva già formulato, di offrire alla Chiesa d'Italia tutte le opere di questo straordinario scrittore. Si ritenne che fosse un utile servizio al pensiero cristiano, in particolare alla teologia, la quale ha sempre bisogno di tornare alle fonti e di sapere come in altri tempi sono stati studiati e risolti determinati problemi della fede e come la fede ci è stata trasmessa. Ma questa ragione, per quanto ampia, è pur sempre circoscritta.

 

Ragione culturale

Ve n'è invece un'altra, che spazia in orizzonti più vasti e raggiunge tutti gli uomini pensosi di sé e della storia umana: la ragione culturale.

Agostino appartiene alla cultura occidentale, sulla quale ha esercitato un influsso profondo e continuo: i due aggettivi non sono scelti a caso. Non sono io a dirlo. Scrive lo Jaspers: Agostino è la figura più originale del pensiero cristiano e l' influenza esercitata sul pensiero occidentale è la più vasta di tutte (I grandi filosofi, p. 324).

Chi pertanto volesse comprendere questa cultura non può prescindere della componente agostiniana, come pure chi volesse stabilire un confronto tra la nostra cultura occidentale e quella di altre civiltà – orientale p. e. – troverà sempre utile rivolgersi a lui. Per questa ragione qualcuno, non senza fondamento, ha proposto di chiamarlo il Padre comune dell'Occidente.

Questi autori, ed altri con loro, non vogliono certamente dire che Agostino sia stato sempre approvato e seguito da tutti, ma vogliono dire che è stato sempre presente come motivo di riflessione, stimolo di ricerca, punto di confronto, anche quando è stato criticato e interpretato in modo diverso.

In realtà Agostino è il grande pensatore che ha costruito sintesi grandiose e profonde sulle quali, poi, come su binari sicuri, si è mossa la cultura occidentale.

Ricordo alcune coppie di termini, apparentemente opposti ma necessariamente uniti, che servono a costruire quelle grandi sintesi.

   

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