Religioso agostiniano (Ragazzo che sceglie la via)

 

A noi che l’abbiamo intervistato nel 10/XI/1986, il padre Trapè ci ha dettato le seguenti parole:

Perche' mi sono affezionato alla Regola Agostiniana

 

I – Il fatto

 

La prova provata: Commento alla Regola, che scrissi anni fa per i novizi e le novizie e che è apparso in seconda edizione in quest’anno centenario, edizione riveduta e, nell’intenzione dell’autore, largamente migliorata.

In questo Commento, non troppo breve – circa 200 pagine –, mancheranno molte cose ma non certo l’amore, la stima, l’entusiasmo per la Regola Agostiniana.

 

 

II – Perché questo entusiasmo

 

Qualche malizioso potrebbe dire: sfido io, agostiniano, anzi superiore degli agostiniani era ovvio che amasse la Regola.

Ebbene no. Il mio amore alla Regola rimonta al mio noviziato. E il mio noviziato è molto lontano. Amore che non mi fu istillato dai superiori: allora si parlava poco di S. Agostino, perché si conosceva poco.

Il gran parlare che se ne fa adesso è frutto degli studi di questi anni, i cui frutti si sono visti nella Lettera Apostolica Augustinum Hipponensem.

Fu un processo personale di cui ricordo alcuni dati:

1) Prima di tutto mi sono entusiasmato di S. Agostino. Libro di formazione: L’istruzione dei novizi.

2) La Regola stessa:

a) l’inizio: cor unum et anima una in Deo. La carità e l’amicizia. Mi entusiasmarono. Mi sembrava – e non mi sbagliavo – che eravamo nati per vivere insieme. Confondevo un po’ tra carità ed amicizia. Poi ho capito che sono unite ma non sono identiche: l’identità si avrà solo nel cielo.

b) la fine (n. 48): Vi conceda il Signore…Non capivo molto. Ma quelle parole erano belle, sonore, specialmente in latino – io mi dilettavo già del latino – e mi sembrava che ci fossero racchiuse tante stupende verità: amore, invaghimento della bellezza spirituale, profumo di Cristo, libertà della grazia. Poi ho cercato di approfondirle e ci ho trovato tante cose. Alcune le ho dette nella Introduzione, che se non fossi immodesto vi inviterei a leggere.

c) Nel mezzo: il principio stoico-cinico che Agostino annuncia quasi di passaggio: è meglio aver meno bisogni che avere più cose. Strano principio, dicevo ai miei compagni: che cosa vorrà significare? Principio universale che significava e significa veramente molte cose e costituisce una base essenziale per capire e scegliere tante, tante cose sia nella vita comune sia monastica che civile… Libertà dal bisogno; ma non dal bisogno soddisfatto, ma dal bisogno limitato.

Da questo entusiasmo per S. Agostino e la Regola è nata la volontà di studiare S. Agostino e sono nati gli sforzi di farlo conoscere: quelle iniziative che voi conoscete. Una volontà che come vedete o sapete non mi abbandona, tanto, vi dirò scherzando, che anche mentre ero all’ospedale ho scritto alcune pagine su S. Agostino e ho terminato l’introduzione ad una sua opera non certamente facile: il De dono perseverantiae.

 

Auguri a voi tutti che possiate:

amare la Regola,

studiare la Regola,

diffondere la Regola

   

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