La presenza agostiniana

 

Santa Maria del Soccorso

Le modalità e i tempi di fondazione ricalcano quelli di Bargni, per cui il complesso cartocetano risulta fondato nel 1501 dal beato Giacomo da Napoli († 1508) con il contributo comunale di duecento fiorini, anche se la nuova chiesa dedicata alla Madonna del Soccorso fu consacrata dal vescovo di Fano Giovanni Battista Bertuccioli di Cesena solo il 12 novembre 1514. Per la costruzione fu scelta la pendice sud del monte Partemio, a 500-600 metri dal castello, ricca di acque sorgive, donata dalle sorelle Fracalossi. I lavori della nuova fabbrica furono affidati nel 1511 ai maestri lombardi Taliano di Giacomo e Antonio di Pietro anche se il cantiere, grazie al grande concorso della popolazione locale, risultava già avviato da un decennio se nel 1506 è documentata l’erezione dei corpi esterni della chiesa e del convento e nel 1510 la sistemazione degli interni stessi.

La chiesa, in origine a struttura basilicale, a pianta centrale con cupola ellittica e dotata di cinque altari, presenta un impianto risalente al secolo XVIII. La chiesa e il convento furono ristrutturati nel 1543, sotto il priorato di Giambattista da Cartoceto. Nel 1576 la chiesa fu arricchita di un organo che fu decorato nel 1605 da mastro Gian Andrea Rosi da Montefelcino. Nel 1666 il priore Agostino Agostini affidò al pergolese Giannandrea Ascani l’incarico di progettare la ricostruzione ex novo, mai effettuata, del complesso cartocetano a causa del suo stato di degrado. Il complesso subì la prima radicale ristrutturazione, che conferisce all’edificio la conformazione attuale, tra il 1775 e il 1782 con l'intervento del fanese Francesco Maria Ciaraffoni che cambiò anche l’orientamento della facciata. La decorazione marmorea dell’altare maggiore, della balaustra e della pavimentazione del presbiterio, realizzata su disegno di Pietro Belli, sono da ascrivere a Benedetto e Giovanni Rodoloni di Sant’Ippolito (1782-1784). Sono rimasti incompiuti due degli altari laterali che dovevano essere anch’essi rivestiti di marmo, né è stato realizzato al centro della chiesa il tempietto santuario di cui c’è pervenuto il disegno. Tracce dell’originaria configurazione rinascimentale del convento si rinvengono nell’apparecchio murario, nel basamento del campanile, nel chiostro con la cisterna centrale e nella sequenza di cinque archi a tutto sesto corrispondente a una grande sala voltata a botte, con funzioni di deposito, lungo il lato nord-st. L’antichità del convento risulta altresì documentata da un affresco tardoquattrocentesco rappresentante la Madonna del latte d’ambito marchigiano, ubicato su una parete divisoria della chiesa dal chiostro e sopravvissuto alla ristrutturazione settecentesca.

Dalla Relazione del 1650 si evince la conformazione seicentesca del convento, strutturato in due piani, dotato di diciannove stanze oltre al refettorio, alla cucina, alla dispensa, al granaio, alla cantina e stalla per legna, paglia e cavalli (“... è di struttura mediocre con suo claustro e loggia con cinque appartamenti distinti e ciascheduno di loro, levatone due, ha tre camere e gli altri due con altri sei camere pure distinte per habitationi di padri, refettorio, cantina, cucina, dispensa, granaro, stanza per legna, paglia, cavalli”). Nel 1539 e nel 1919 vi fu celebrato il Capitolo provinciale. Ha avuto due Provinciali: Nicola da Cartoceto nel 1591 e Marco Ginesio da Cartoceto nel 1683. Riaperto nel 1806 e di nuovo soppresso nel 1861, nel 1873 risaltava aperto. Sotto il provincialato di Nicola Fusconi fu destinato a collegio dei giovani seminaristi. È uno dei sette attualmente aperti in territorio marchigiano.

Si segnalano l’Immacolata del fanese Bartolomeo Morganti (1530) e la Flagellazione del figlio Pietro Morganti, nonché l’Immacolata, la Madonna della Cintura e san Nicola da Tolentino di Pietro Tedeschi, noto per la committenza agostiniana. La chiesa risulta dotata, inoltre, di un pregevole organo di Sebastiano Vici (1807).


Tiziana .Marozzi

   

top^