Centro di Teologia per i Laici della Diocesi di Roma

 

Fin dall’inizio accettò l’incarico di lavorare per il «Centro di teologia per i laici della Diocesi di Roma» convinto dell’importanza e della validità di un’iniziativa di carattere sistematico a livello diocesano per curare la formazione dei laici alle responsabilità dell’apostolato. In tal senso la Chiesa locale di Roma è stata la prima che con «tempestività» ha istituito una scuola di formazione appena terminato il Concilio, per studiarne, approfondirne, incarnarne i suoi insegnamenti.

 

 

Conversazione del P. Trapè

 

Comincio con il dire che il mio intervento è fuori posto e che lo faccio solo per ubbidire a chi me lo ha comandato, in questo caso a Mons. Berti.

A me pareva che, dopo le parole introduttorie di Monsignore, dovessimo ascoltare le parole autorevoli di Sua Eccellenza… e di andarcene in pace…

L'unica soddisfazione che provo nell'intervenire è di vedere tante persone, tante facce che, forse, non avrò più l'occasione di vedere nel Settore Ovest, dove insegno.

Sarò breve e schematico allora per dare più spazio a Sua Eccellenza di esprimerci i suoi pensieri che sono ben diversamente autorevoli dei miei.

L'argomento su cui voglio richiamare la nostra comune attenzione è un argomento che deve sospingerci al nostro lavoro di propaganda, di convinzione e di organizzazione a favore del Centro.

Il Centro è nato dal Concilio, lo sappiamo, ed è nato dal particolare pensiero, dal cuore, di S. E. mons. Canestri, che ingraziamo.

E' nato dal Concilio; è nato come attuazione del Concilio, cioè come attuazione del programma di Apostolato per i Laici, di cui il Concilio ha parlato a lungo.

Ha posto i principi dell'Apostolato dei Laici nella grandiosa Costituzione sulla Chiesa, che noi non leggeremo mai abbastanza; se il Concilio non avesse promulgato altro che quella grandiosa Costituzione sulla Chiesa, avrebbe già reso il più grande servizio all'umanità. In essa, al n. 33, il Concilio mette in rilievo i principi dell'Apostolato dei Laici, principi che poi vengono ripresi nel decreto sull'Apostolato dei Laici.

Sono cinque densi capitoli sull'Apostolato dei Laici che ribadiscono i principi e mostrano le doverose applicazioni.

E’ a questa Costituzione, è a questo Decreto che è strettamente legato il nostro Centro.
Io do per conosciuti ed ammessi pacificamente i principi del Concilio per indicare alcune idee sul concetto o sulle esigenze dell'apostolato.

L'apostolo è un "messo", “un mandato” da qualcuno a portare un messaggio a qualcuno, un messaggio dal mittente al messo. Il mittente è Cristo, il mittente è la Chiesa; le persone a cui è diretto il messaggio sono tutte le persone, è tutta l'umanità.

Il messaggio deve essere trasmesso, ma non in una maniera impersonale come fa il postino. Il postino trasmette, ma trasmette un telegramma, una lettera, un plico, un pacco; lo riceve e lo trasmette impersonalmente. La sua opera è necessaria ed è meritoria, ma nel messaggio non c'è nessuna partecipazione personale, c'è soltanto il servizio di trasmettere ii messaggio.

Nel caso nostro, dell'apostolo cristiano, il messaggio deve essere trasmesso, sì, ma non in maniera impersonale; deve essere rivissuto, deve essere ridetto, quindi ci deve essere la più grande partecipazione alla trasmissione del messaggio e nel ridire questo messaggio, nel ritrasmettere questo messaggio rivissuto e ridetto ‑ passato, quindi, attraverso il filtro della nostra intelligenza, della nostra volontà, della nostra sensibilità: in una parola della nostra personalità ‑ il messaggio deve restare integro ed immutato.

Ora, la domanda che si pone è questa: "Quali sono le prerogative che deve avere l'apostolo per trasmettere questo messaggio in una maniera personale, ma conservandolo integro ed immutato?"

 

A me pare che le condizioni essenziali siano tre:

    1. deve conoscere il messaggio che gli è stato affidato;
    2. deve avere l'arte di trasmetterlo;
    3. deve testimoniare il messaggio di cui è portatore.

 

A me pare che queste sono le tre basi fondamentali dell’apostolo, le tre prerogative dell’apostolo, le tre esigenze dell’apostolato.

Ora, lasciatemi dire che il nostro Centro è nato proprio per attuare queste tre condizioni, per mettere tutti nella possibilità di averle a portata di mano di modo che ognuno possa essere un autentico apostolo e trasmettere il messaggio come Cristo ha voluto che venisse trasmesso.

La prima condizione è il primo essenziale programma del nostro Centro: cioè l'insegnamento della teologia. Conoscere il messaggio significa capirlo, penetrarne fino in fondo il significato, il valore, il fine del messaggio, saperlo custodire e difendere.

Ora, conoscere il messaggio; custodire il messaggio, difendere il messaggio appartiene alla scienza teologica.

Di conseguenza, quando nel titolo del nostro Centro si dice: "Centro di Teologia e di Formazione dei Laici all’Apostolato" non si dicono due cose distinte, ma nella seconda si esplicita la prima: cioè la teologia appartiene all'essenza dell'apostolato e quando nel passato qualcuno ha insistito nel dire che si parli più di apostolato che di teologia, è caduto in un equivoco. Insegnando teologia, noi insegniamo a fare apostolato perché la prima prerogativa dell'apostolo è proprio questa: sapere qual è il contenuto del "messaggio" evangelico; saperlo custodire gelosamente; saperlo difendere.

La scienza teologica non è altro che questo e già a suo tempo sant'Agostino, nel libro 14, “sulla Trinità", parla della scienza teologica e spiega che cos'è la scienza teologica. Un testo che ho ripetuto tante volte e molti di voi lo sapranno a memoria, dice: A questa scienza si attribuisce tutto ciò che genera, fortifica, difende, nutrisce la fede (De Trin. 14, 1, 3).

Questa è la "scienza teologica" e, quindi, ognuno che vuole fare apostolato deve averla, sia pure in grado minimo, sia pure in nuce.

Generare la fede significa conoscere come trasmettere la fede agli altri perché l'accolgano;
Difendere la fede significa conoscere le difficoltà che ci sono contro il "messaggio evangelico" e saperle risolvere;

Nutrire la fede significa condurre gli altri ad approfondire il contenuto della fede perché la fede si nutrisce attraverso la conoscenza del suo contenuto, scienza che è diversa dalla fede. Tutti quelli che credono hanno la fede, ma non tutti hanno la scienza della fede e sant'Agostino continua in quel testo: Altro è sapere appena quello che un uomo deve credere per conseguire la vita beata, la quale non può essere se non eterna, altro è saperlo in tal modo da metterlo a profitto dei buoni e da difenderlo contro i cattivi; questa sembra che sia in senso proprio la scienza di cui parla l'Apostolo. E molti hanno la fede ma non hanno la scienza della fede; allora l'apostolato di quelli che hanno la fede può essere un apostolato dell'esempio; un apostolato della preghiera. apostolato preziosissimo ed indispensabile, ma l'apostolato di cui parla il Concilio non si può fare senza la "scienza della fede", scienza teologica che parte dalla fede e tende alla carità.

E' una situazione che potrebbe sembrare ambigua, invece non lo è. Parte dalla fede, fondamento della scienza teologica è la fede; dove non c'è la fede non c'è scienza teologica. Si possono fare delle disquisizioni filosofiche, delle discussioni in "aria", ma dove non c'è la fede non ci può essere la teologia.

 

- La teologia parte dalla fede;

- La teologia illustra, difende la fede e tende alla carità;

- La teologia è una scienza e perché è una scienza ha un suo aspetto intellettuale.

 

Non abbiate fastidio per questo aspetto: la scienza, se è una scienza, deve avere un suo carattere intellettualistico, ma non in senso esclusivo. Il fine della teologia è la carità, la base è la conoscenza della verità.

E voi sapete che per avere una casa ci vuole il fondamento, ma ci vuole anche il costruire la casa. La casa senza il fondamento non si regge, il fondamento senza la casa non serve: la cosa perfetta è il fondamento e la casa e l'edificio.

Così è nella teologia: essa ha un suo fondamento intellettuale: conoscenza della verità, approfondimento della verità, difesa della verità, ma la sua costruzione, il suo fine, l'apice di questa scienza è la carità.

Quindi, non è una scienza come la matematica, che non ha una diretta influenza nella vita, ma è una scienza che tende a formare, fecondare, guidare e sorreggere la vita.

Ora, c'è bisogno della scienza teologica oggi? C'è stato sempre bisogno perché, come dicevamo, è condizione indispensabile dell'apostolo: non può essere apostolo chi non conosce il "messaggio" che deve trasmettere. Ma oggi questa necessità è molto più urgente per tre ragioni:

 

a) la prima è che serpeggia in mezzo al nostro popolo - anagraficamente cristiano - un messaggio che non è cristiano; un messaggio materialista un messaggio apertamente ateo, un messaggio che accumula le difficoltà contro il messaggio cristiano: sul piano teoretico della filosofia, sul piano storico della trasmissione del "messaggio" attraverso i secoli, sul piano morale della vita coerente al messaggio cristiano.

Sono tre difficoltà una più grave dell'altra:

1) sia sul piano teoretico della filosofia: alla filosofia cristiana si oppone una filosofia anticristiana;

2) sia sul piano storico: si dà una interpretazione della vita della Chiesa che è una interpretazione che parte dalla dialettica materialista;

3) sia sul piano morale dove si difende e si sostiene una morale che non è assolutamente la morale cristiana e si sostiene questa morale anticristiana in nome della personalità, della libertà; in nome, cioè, della perfezione umana.

A noi tocca, a chi deve trasmettere il "messaggio" e lo deve trasmettere in maniera integrale ed immutata, tocca rispondere a queste difficoltà.

Per rispondere ad esse ecco le nostre lezioni del Corso.

‑ il corso di dogmatica aiuta a sciogliere le difficoltà sul piano dogmatico teoretico;

‑ il corso di storia sul piano della storia;

‑ il corso di morale sul piano della morale, sul piano etico;

‑ il corso spirituale sul piano della vita di ogni giorno.

Quando, dunque, noi diamo una articolazione al nostro Corso, non pensiate che questa articolazione derivi da una necessità di dare lavoro ai professori… Questa articolazione nell'interno del nostro Corso risponde proprio alla necessità di dare le "armi" per difendere oggi il "messaggio cristiano".

 

b) C'è una seconda ragione ed è che in mezzo ai nostro popolo, oggi, gira anche un messaggio che si dice cristiano, ma che non è cattolico e che, perciò, non è cristiano. Notate le mie parole: ho detto un messaggio che si dice cristiano, ma che non è cattolico e perché non è cattolico non è integralmente cristiano, anzi c'è qualche corrente che di cristianesimo ha molto poco, come quelli dei Testimoni di Geova. E' bene che diciamo forte questa parola perché i Testimoni di Geova stanno facendo una strage nella Diocesi di Roma, della fede degli ingenui; approfittano anche dei mutamenti morali ‑ sia pure provvisori o permanenti, io non voglio discutere ‑ però fanno una strage perché stanno facendo una propaganda veramente capillare, insidiosa, qualche volta addirittura violenta, ma sempre capziosa. Ora, di fronte a questo messaggio che non è cristiano, perché non è cattolico, occorre saper rispondere ed occorre saper rispondere anche sul piano teoretico, sul piano dottrinale. Chi non sa rispondere, farà bene a chiudere la porta e non discutere..: un sorriso, chiudere la porta; non attaccare discorso con quei signori. Questo consiglio datelo a tutti: non attaccare discorsi con quelli se non si è preparati, non perché sono dei sapienti, ma perché hanno su un foglio o nella memoria tutte le difficoltà, una appresso l'altra, per cogliere gli impreparati, ed allora, se non si è bene preparati, è bene non attaccare affatto il discorso. Ma non tutti possono usare questo metodo: bisogna che ci siano quelli che, effettivamente, sappiano rispondere e sappiano ‑ anche di fronte agli altri – smascherare l'inanità, l'infondatezza... Non dico altro, dico soltanto che è necessario ci siano delle persone preparate. Se in ogni parrocchia ci fosse un nucleo di persone preparate per rispondere, io credo che quei signori non si presenterebbero più o, presentandosi, girerebbero alla larga vedendo se c'è quello o quell'altro, per non incontrarli.

Ora è questo che vuole fare il nostro Corso di Teologia.

 

c) E' la terza difficoltà che rende più urgente oggi il Centro e, quindi, l'attività del Centro. E’ ‑ lasciatemelo dire ‑ interna nel mondo ecclesiale. Anche sul piano teorico c'è una certa confusione di idee. E’ inutile nasconderlo: oggi girano teologie e teologie che sono tutto ma non la teologia. Per dirvi che ci sono molte teologie: le teologie della secolarizzazione ‑ che sono prevalentemente protestanti‑, ma le teologie della prassi sono nel nostro mondo ecclesiale: ‑la teologia del progresso, quella della cultura, la teologia della liberazione, la teologia della rivoluzione... E se ne scrive e se ne parla. Cioè che cosa sta succedendo: sta succedendo che noi, perduta la fiducia nella forza della verità, scivoliamo sul piano della prassi.

La teologia come verità, la teologia del Medio Evo; era la teologia di san Tommaso, la teologia di sant'Agostino. Oggi si dice che ci vuole la teologia della pratica. Dobbiamo intenderci sulla "pratica", sulle cose da fare, sulle cose da credere perché l'ateo, ha detto qualcuno che è considerato "teologo" ma che, a mio giudizio, non lo è, ha detto che "l'ateo non è chi non crede, ma chi non ama". Pensa di aver detto una genialità ed ha detto una grossa sciocchezza: avrebbe potuto dire che è ateo tanto l'uno quanto l'altro: è ateo chi non crede perché non crede, è ateo chi non ama perché non ama, è ateo chi non crede sul piano teoretico, è ateo chi non ama sul piano pratico. E sappiamo che ci sono atei teoretici ed atei pratici e, purtroppo, quelli pratici sono più numerosi di quelli teoretici.

Ora, tutte queste teologie a che cosa portano? Portano a richiamare la nostra attenzione su un problema particolare, concreto, anche urgente, ma portano anche a farci dimenticare la teologia senza aggettivi e, quando avessimo dimenticato la teologia senza aggettivi, noi abbiamo dimenticato il contenuto del "messaggio evangelico" ed il nostro apostolato diventa un pseudo-apostolato perché non trasmettiamo più il messaggio evangelico, ma trasmettiamo soltanto il parto della nostra fantasia e delle nostre preoccupazioni concrete.
Occorre, dunque, anche per questa ragione: abbiamo bisogno di studiare la teologia, e la teologia la si studia alla luce del Magistero Ecclesiastico ‑ che è il Magistero della Chiesa ‑ che insegna, attraverso i secoli, la verità e che, attraverso i problemi che si pongono di secolo in secolo, trae dalVangelo le conclusioni e le applica alla soluzione diquei problemi; si studia attraverso la lettura attenta e l'ascolto attento della parola di Dio; si studia attraverso la conoscenza paziente e diligente della tradizione cattolica.

Sono i tre elementi essenziali per fare la teologia: a) la parola di Dio, cioè la Scrittura; b) la tradizione che corre attraverso i secoli; c) il Magistero della Chiesa.

Non dobbiamo noi "inventare" oggi una teologia, dobbiamo studiare la teologia, cioè studiare il contenuto della fede nostra attraverso questa triplice forza di cui ho parlato: la Scrittura, la Tradizione, il Magistero.

Ora, è urgente fare questo per avere le idee chiare. Il nostro Centro ha avuto sempre in questi dieci anni e penso avrà anche in avvenire, sotto la tutela del Vicariato, di Mons. Canestri ‑ che il Signore lo conservi per molti anni in vita e nel suo lavoro ‑, avrà sempre questo indirizzo, questo indirizzo di teologia senza aggettivi e senza genitivi...

E noi vogliamo la Teologia senza genitivi. Mentre la teologia del lavoro, la teologia del progresso, la teologia della liberazione, la teologia della speranza, la teologia della croce… sono teologie con i genitivi; e non vogliamo neppure le altre: teologia politica, teologia carismatica…: vogliamo la Teologia e niente altro. Ed è questo lo sforzo che noi dobbiamo fare nel Centro.

Mi pare, dunque, di aver detto quanto grande sia la necessità di una sana teologia per esercitare, come il Signore e la Chiesa vuole, il nostro apostolato. Conseguentemente i nostri Corsi di teologia, anche i più teoretici, anche quelli di filosofia, anzi, vi direi soprattutto quelli di filosofia perché oggi cercano di prenderci "contropiede" proprio sul piano della filosofia, dicendoci: "qui facciamo come ci pare, voi praticate la teologia". Ma no, Amici, il "messaggio evangelico" esige una filosofia e non si può trasmettere il "messaggio evangelico" senza una filosofia.

Vi prego, la prima parola della Bibbia: In principio Dio creò il cielo e la terra…provatevi a capirlo senza una filosofia di fondo. Si suppone: Dio, la creazione, la bontà delle cose ... suppone una visuale filosofica piena e completa. Non si può insegnare la teologia, non si può trasmettere il messaggio evangelico senza una filosofia. Una Filosofia che io però vorrei dedurre dalla teologia; io vorrei chiamare in questo caso: la filosofia figlia della teologia. Cioè quella visione o visuale delle cose: Dio, il mondo, l'uomo… che nasce dalla teologia. Di conseguenza, anche quando facciamo della teoria, quando faremo il Corso di filosofia non ci dite "Ma che ci serve questo per l’apostolato?” Ma questa è la base prima del nostro apostolato.

Quindi: a) prima condizione è conoscere il messaggio da trasmettere, ed a questo serve il nostro Centro; b) seconda condizione è sapere trasmettere questo messaggio: è la tecnica o l'arte dell'apostolato. Evidentemente, oltre la scienza, c'è bisogno anche dell'arte: bisogna sapere a chi si parla; conoscere la mentalità con chi si parla; conoscere l'opportunità di dire una cosa o di non dirla, di proporre una verità in una forma o in un'altra forma, sempre, però, la stessa identica verità. Fa parte, dicevo, dell'arte dell'apostolato. Anche di questo noi parleremo nel nostro Centro, benché se ne parlerà un po’ di meno perché la parte principale sarà occupata dalla prima condizione dell'apostolato; c) terza condizione è quella della "testimonianza", cioè saper testimoniare il "messaggio" che si trasmette. Questo appartiene a tutta la vita di coloro che frequentano i nostri Centri, ma anche nel nostro Centro si vuol creare un ambiente spirituale dove si "tirino" le conclusioni della teologia, cioè si viva la carità e, quindi, la testimonianza data all'apostolato.

Da qui voi capite l'importanza del nostro Centro. Se questa è l'importanza del Centro, a voi che siete i delegati delle vostre Parrocchie, a voi il compito di trasmettere questa convinzione.

Le mie parole questa sera non volevano essere altro che l'espressione di una convinzione: e per dirvi veramente che la convinzione è profonda, ho fatto anche una piccola sudata Io credo di essere riuscito a trasmettere questa convinzione di fronte alla situazione che c'è oggi nella Chiesa, nel mondo: la scienza teologica diventa il primo indispensabile elemento per compiere il nostro apostolato.

Io formulo l'augurio che questa convinzione non sia soltanto la vostra, ma che voi abbiate l'arte di trasmetterla agli altri ed abbiate anche la sapienza di testimoniare i frutti del nostro Centro facendo veramente l'apostolato interno a voi. Allora le nostre fatiche saranno benedette ed i frutti che riporteremo nella vita della Diocesi di Roma saranno copiosi ed il nostro Centro, di cui celebriamo questo anno il decennio, potrà sperare di fare il ventennio, il trentennio e poi non vado più in là perché penso che io non ci sarò...

 

 

Roma, 15.11.1985

 

«Nel cuore del rapporto tra evangelizzazione e "secolarizzazione" entra la considerazione della missione e del ruolo dei laici. Senza l'opera e la testimonianza del laicato il Vangelo non potrebbe permeare l'intera vita umana ed essere portato a tutta intera la vita della società. Alcune iniziative come le Scuole di Teologia per Laici e il crescente numero di laici impegnati nella catechesi lasciano sperare che — al pari della primissima evangelizzazione — anche la nuova età di evangelizzazione potrà contare su laici autenticamente missionari ».

In queste parole contenute nel discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto, l'11 ottobre scorso, ai rappresentanti del Consiglio delle Conferenze episcopali Europa, il «Centro Diocesano di Teologia e di formazione dei Laici all'Apostolato» che quest'anno compie vent'anni di vita, trova un'ulteriore motivo di conferma, di identità di incoraggiamento. Dalla sua istituzione (fu eretto con decreto del Vicariato di Roma l'11 ottobre 1966) il Centro sempre si è sforzato di essere fedele alle sue finalità: promuovere la preparazione filosofica, teologica ed etica dei laici secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II (particolarmente del decreto «Apostolicam Actuositatem») e curare la loro formazione alle responsabilità dell'apostolato. Un impegno costante e fedele di promozione culturale e religiosa del laicato cattolico per la preparazione di operatori pastorali e collaboratori competenti nelle comunità parrocchiali della città, capaci di dare un «solido fondamento dottrinale» alle attività spirituali e sociali che sono in esse svolte; un servizio considerato «una delle opere diocesane più impegnative e insieme più producenti, così da giustificare ampiamente e da compensare i non lievi sacrifici che richiede», come si esprime Mons. Eduardo Martinez Somalo, Sostituto della Segreteria di Stato, in una recente lettera inviata a nome del Santo Padre, al Cardinale Vicario Ugo Poletti.

Dal 1965 ad oggi il Centro è andato via via sempre più qualificandosi come efficace strumento di formazione integrale dei fedeli attraverso l'unione di teoria e prassi in un cammino di tendenziale coerenza tra fede e vita. E ciò proprio in un momento in cui la società, segnata da forti spinte materialistiche, da una progressiva scristianizzazione e da un'accentuata secolarizzazione è come ammalata — ma non mancano confortanti segni di speranza e di apertura alla verità — da un specie di «atonia» di fronte al problema religioso ed in particolare di fronte alla proposta evangelica.

«I laici — ci dice P. Agostino Trapè O.S.A., Preside dei Corsi di Teologia — hanno bisogno ed il dovere di conoscere la loro fede, di difenderla, di diffonderla in un contesto storico come l'attuale in cui c'è molto di anticristiano e di acristiano (non è corretto, infatti, parlare di fase post-cristiana)».

«Fin dall’inizio quando accettai l'incarico di lavorare per il Centro ero convinto dell'importanza e della validità di un'iniziativa di carattere sistematico a livello diocesano per curare la formazione dei laici alle responsabilità dell'apostolato. In tal senso la Chiesa locale di Roma è stata la prima che con "tempestività" ha istituito una scuola di formazione appena terminato il Concilio, per studiarne, approfondirne, incarnarne i suoi insegnamenti. In sintesi il compito del nostro Centro è stato e continua ad essere quello di suscitare nel laico, con chiarezza, la coscienza del "perché" il cristiano crede, che "cosa", in "chi" crede; la consapevolezza di "quale" sia il valore della propria fede e di "come" il cristiano possa sempre più divenire missionario nel mondo, nell’impegno costante di farsi difensore e comunicatore della Parola, lontano da compromissioni ed accomodamenti: testimone di Cristo, segno di contraddizione nella storia».

Un compito certo difficile — sottolinea P. Trapé — al quale il Centro si è sforzato di rispondere con fedeltà in questi venti anni, avvalendosi dell'apporto qualificato e dell'esperienza di illustri docenti. Le cifre a riguardo sono eloquenti: oltre cinquemila iscritti (tralasciando gli uditori più o meno saltuari) con una media di cinquecento frequenze e di centocinquanta nuovi iscritti l'anno; quanto ai diplomi, dopo un corso triennale (da novembre ad aprile per due giorni alla settimana - lunedì e martedì sera dalle ore 20,30 alle 22 nelle diverse sedi settoriali) ne sono stati rilasciati oltre cinquecento. I corsi hanno voluto essere una «piccola università popolare» nella quale si insegnano filosofia, teologia dogmatica, morale, teologia della spiritualità dei laici, storia ecclesiastica, dottrina sociale della Chiesa, sociologia.

Il Centro Diocesano di Teologia e Formazione dei Laici all'Apostolato oltre ad essere un luogo di informazione e di formazione — non potrebbe essere altrimenti — tende a realizzare  uno “spirito di famiglia”, una comunità tra famiglie verso una più profonda comunione ecclesiale; nel Centro si intrecciano solide amicizie, si promuovono iniziative varie di ordine culturale, pastorale, e caritativo.

«Non pochi ex diplomati — ricorda P. Trapé — tornano a frequentare corsi per ulteriori approfondimenti; molti genitori sono venuti a scuola per assolvere meglio il loro compito di educatori, per rispondere più adeguatamente alle molte domande dei figli. Si è vista anche la confortante presenza di interi nuclei familiari ».

A vent'anni dalla sua istituzione il  Centro Diocesano di Teologia e di Formazione dei Laici all'Apostolato «costituisce uno dei punti qualificati di riferimento della vita culturale e spirituale della città e della Chiesa locale.

 

 

Il 7 Aprile del 1986 il P. Trapè scriveva al card. Poletti:

 

Volgono a termine ormai i venti anni del «Centro di teologia per i laici». Ne accettai la presidenza all’inizio per rispetto dell’autorità che me lo chiedeva, perché convinto che mi offriva l’opportunità di rendere un servizio alla diocesi di Roma dove vivo e lavoro da quasi cinquant’anni. Per le stesse ragioni l’ho accettata di quadriennio in quadriennio, quando a mia insaputa l’Eminenza Vostra o i Suoi Predecessori con tanta bontà mi hanno rinnovato l’incarico.
In sintesi il compito del nostro «Centro» è stato e continua ad essere quello di suscitare nel laico, con chiarezza, la coscienza del «perché» il cristiano crede, «che cosa», «in chi» crede; la consapevolezza di «quale» sia il valore della propria fede e di «come» il cristiano possa sempre più divenire missionario nel mondo, nell’impegno costante di farsi difensore e comunicatore della Parola, lontano da compromissioni ed accomodamenti: testimone di Cristo, segno di contraddizione nella storia.

Un compito certo difficile al quale il «Centro» si è sforzato di rispondere con fedeltà in questi venti anni, avvalendosi dell’apporto qualificato e dell’esperienza di illustri docenti... I corsi hanno voluto essere una «piccola università popolare» nella quale si insegnano filosofia, teologia dogmatica, morale, teologia della spiritualità dei laici, storia ecclesiastica, dottrina sociale della Chiesa, sociologia. Il «Centro Diocesano di Teologia e Formazione dei Laici all’Apostolato» oltre ad essere un luogo di informazione e di formazione -non potrebbe essere altrimenti -, tende a realizzare uno «spirito di famiglia», una comunità tra famiglie verso una più profonda comunione ecclesiale; nel «Centro» si intrecciano solide amicizie, si promuovono iniziative varie di ordine culturale, pastorale, e caritativo...

A vent’anni dalla sua istituzione il «Centro» costituisce uno dei punti qualificati di riferimento della vita culturale e spirituale della città e della Chiesa locale. Penso che nonostante le non lievi fatiche organizzative, grazie soprattutto alla collaborazione degli ottimi Professori, della segreteria generale e di quelle settoriali e del rappresentante legale, il «Centro» ha fatto un buon lavoro: lo dimostrano le migliaia di persone che lo hanno frequentato e le molte centinaia che hanno conseguito il diploma.

Penso altresì che il «Centro» debba continuare e, per quanto è possibile, allargare la sua attività, dati i risultati che ha raggiunto e le grandi speranze che contiene; ma penso anche che è tempo ormai che la direzione passi in altre mani. Prego pertanto l’Eminenza Vostra di voler disporre di conseguenza. Il «Centro» ne trarrà certamente un beneficio. La ringrazio intanto della fiducia riposta per tanto tempo nella mia modesta persona e La prego di benedire il «Centro» e me.

 

Il Centro di Teologia lo ricorda con riconoscenza come uomo saggio, sacerdote e religioso prudente, docente e preside di sicura dottrina, servo buono e fedele che Dio ha certamente già ricompensato.

 

 

Corsi di Teologia del Centro Diocesano di Formazione dei Laici all’Apostolato

 

CORSO DI FILOSOFIA

 

Introduzione.

1. Che cosa è la filosofia: metodo con cui studiare la filosofia.

2. Problema della conoscenza.

3. Origine e natura della conoscenza.

4. Il problema dell’essere in generale.

5. Il problema dell’essere in particolare.

6. L’uomo anima e corpo.

7. L’uomo mortale e immortale.

8. Problema dell’essere in particolare: Dio.

9. Prove dell’esistenza di Dio.

10. Problema dell’essere in particolare: Creazione.

11. Il problema del male.

Filosofia cristiana e correnti filosofiche contemporanee.

 

 

CORSO DI TEOLOGIA

 

Introduzione.

1. Nozione e necessità della teologia.

2. La rivelazione di Dio e la risposta dell’uomo.

3. La storicità dei Vangeli.

4. Cristo uomo.

5. La divinità di Cristo.

6. La risurrezione di Cristo.

7. Il mistero trinitario.

8. Il peccato originale:

a) Nozione del peccato e del peccato originale.

b) Il peccato originale nella Sacra Scrittura.

c) Il peccato originale prima della controversia pelagiana.

d) Il peccato originale nella controversia pelagiana.

e) Il peccato originale nella dottrina di S. Agostino.

f) Il peccato nella controversia protestante.

g) Il peccato originale-nella teologia contemporanea.

9. La redenzione:

a) Il domma della redenzione nella Sacra Scrittura.

b) Cristo unico mediatore tra Dio e gli uomini. La mediazione di Cristo e il mistero pasquale.

c) Cristo mediatore che ci redime per mezzo del sacrificio della croce.

d) Cristo che con il suo sacrificio soddisfa per i peccati di tutti gli uomini.

e) La dignità di Cristo redentore, che è insieme Sacerdote, Maestro e Re.

f) Il nesso tra incarnazione e redenzione.

10. La grazia:

a) La giustificazione.

b) L’aiuto della grazia.

11. Cristo santificatore: conseguenza di Cristo rivelatore e redentore:

a) Cristo sacramento del Padre.

b) Chiesa sacramento di Cristo.

c) Sacramenti (strumenti, canali della grazia):

1) Battesimo.

2) L’Eucarestia.

3) La penitenza.

4) L’ordine sacro.

 

   

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