Agostinologo

 

Egli fu cantore, appassionato e appassionante, del suo Sant’Agostino, che lui amava, sottolineando i perché: a) perché fu assetato di Dio, e ci aiuta a cercarlo, conoscerlo, amarlo; b) perché fu un innamorato di Cristo, e ci aiuta a scrutare i tesori di scienza e di sapienza nascosti in lui; c) perché fu un amante della Chiesa, e ci aiuta e ci insegna a servirla con generosità, sacrificio, intelligenza; d) perché fu un grande mistico, e ci insegna a salire in alto, molto in alto nell’ascesa interiore; e) perché amo, studiò, meditò senza posa le Scritture, e ci aiuta a capirle, ad amarle, a nutrircene; f) perché ebbe la facoltà singolare di esprimere la sua personale esperienza:

 

Sant’Agostino amò immensamente gli uomini; pochi sono stati i Pastori della Chiesa che hanno avuto un amore così vivo, così profondo, così commosso per tutti gli uomini... ma è l’uomo che non lasciò in pace l’errore, dovunque si annidasse.

 

Trapè l’ha letto e riletto tanto da saperne larghi squarci a memoria. E amava anche citarlo in latino, perché voleva che Agostino fosse gustato nella sua lingua e perché il latino è stata la lingua usata per molti anni da Trapè come professore, superiore generale e padre conciliare.

Le opere di Sant’Agostino formarono per tutta la sua vita il preferito campo di studio, di annotazioni e di ricerca. Non c’è pagina della sua antica edizione latina di sant’Agostino che non porti più di una sottolineatura, quando in azzurro, quando in rosso a seconda dell’importanza della frase che voleva fissare per aiutare la memoria.

 

Fra i tanti opuscoli che il padre Trapè stava pensando e preparando,  uno portava il titolo “Come studiare Agostino”. Purtroppo ne abbiamo trovato solo la prefazione e un abbozzo di schema:

Come studiare S. Agostino

Prefazione

Queste pagine, nate dalla scuola, sono destinate agli alunni perché ricordino quanto hanno appreso dalla viva voce e a coloro che , leggendole, si occuperanno per la prima volta dell’argomento, perché sappiano quanto lunghi anni di contatto con gli scritti agostiniani hanno suggerito a chi scrive sul modo di avvicinare un autore antico, non oscuro ma neppure facile, qual è Agostino, che ha scritto molto e ha combattuto tante battaglie. Che il vescovo d’Ippona sia un autore da non affrontare senza un’adeguata preparazione molti sembrano non saperlo. Per questo corrono tanti pregiudizi o interpretazioni su di lui che non hanno un fondamento o, se ce l’hanno è diverso da  quello che viene indicato. Sarebbe stato facile ricordare questi giudizi, riproporre queste interpretazioni ed indicare per ciascuna quella ,mancanza di fondamento che pure è indispensabile perché una interpretazione possa considerarsi seria.

Non nascondo che l’intenzione di farlo mi era venuta, anzi mi è stato anche suggerita, ricordandomi un celebre autore del 1600, che in difesa di Agostino scrisse un’opera fortemente polemica con il titolo “Vindiciae Augustinianae”, un’opera molto letta e che ebbe, benché non su tutto, un effetto molto positivo. Non ho voluto… Il mio compito non era e non è di difendere ma di esporre, non di far polemica ma di suggerire un metodo che aiuti ad evitarla.

Del resto sono convinto che un autore che non sa difendersi da sé, non val la pena di difenderlo: vuol dire che è o irrimediabilmente oscuro o sistematicamente contraddittorio. Il Vescovo d’Ippona non è, a mio giudizio, né l’uno né l’altro di questi. Perciò non ha bisogno di essere difeso: basta capirlo. Se poi l’esposizione diventa una difesa, è un’altra cosa. Non dipende più dallo studioso, ma dall’autore studiato, il quale, pur con i suoi limiti, si è spiegato assai bene, ma o la fretta o le preoccupazioni del momento o anche una mancante preparazione teologica e filosofica non hanno permesso di capirlo.
Ma come orientarsi tra tante interpretazioni diverse?

 

Capitolo primo

Perché quest’opuscolo.

Perché ritengo che sia bene studiare Agostino e che sia bene studiarlo bene. L’insegnamento ci viene dalla storia, la quale, occupandosi di lui, ha registrato l’utilità di questo studio o il danno di averlo studiato male.

E’ bene studiarlo. Non solo perché passaggio obbligato nell’evoluzione del pensiero occidentale, né solo perché ha esercitato su di esso un’influenza continua e profonda, ma anche, e soprattutto, perché ha ancora qualcosa da dirci, e forse molto. Le sue esperienze e le sue intuizioni, le sue luci e le sue ombre possono aiutarci, ammaestrarci, guidarci.

So che qualcuno vorrebbe liberarsene. Ma anche in questo caso dev’essere studiato. Vale anche per lui l’antico principio: ne ignoratus damnetur.

  1. Perché studiare S. Agostino.
    1. Perché è un Padre della Chiesa
    2. Perché è il più grande Padre della Chiesa
    3. Perché è il Padre che ha avuto più grande e duratura influenza sui posteri
    4. Perché è il Padre su cui si sono accese le più forti e fatali polemiche
  2. Come studiare S. Agostino.
    Non si comprende l’animo di Agostino se non si pensa che egli fu:
    1. cristiano sempre
    2. cattolico fervente dalla conversione
    3. pastore di anime, asceta e mistico.
      Ognuna di queste qualità dà un colorito particolare alla sua vita e ne contiene una spiegazione necessaria.
  3. Presupposti.
    1. Primo presupposto: leggere Agostino, prima degli autori che hanno scritto su Agostino
    2. Leggere il vero Agostino
    3. Presupposto: Per il vero Agostino leggere tutto Ag.
    4. Presupposto: leggere Ag. con gli occhi di Ag.
  4. Chiave interpretativa: la Scrittura e la dottrina della Chiesa cattolica
    1. Presupposto: leggere Ag. col metodo di Ag.: biblico-oggettivo (o ispirato all'amore per la verità e l'adesione alla fede).
    2. Presupposto: leggere Ag. nel contesto della tradizione anteriore e posteriore.
    3. Presupposto: leggere Ag. col necessario bagaglio delle necessarie cognizioni storiche-filologiche-filosofiche-teologiche-mistiche.
  5. Come non studiare Ag.
    1. Partendo dal principio che Ag. è in contraddizione con se stesso;
    2. Stabilendo la distinzione tra agostinismo rigido e agostinismo moderato. Si può distinguere tra l'agostinismo delle grandi tesi e l'agostinismo delle applicazioni particolari.
    3. Facendo l'equazione tra agostinismo e cattolicesimo.
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Premessa: leggere Agostino con gli occhi di Agostino

Queste pagine introduttive non hanno lo scopo di difendere Agostino, ma di esporlo. Se poi l’esposizione diventerà una difesa, è un altro conto: non dipende più da chi scrive, ma dalle cose su cui scrive, dipende cioè da Agostino stesso, il quale, per essere difeso, avrebbe bisogno solo di essere esposto. Spesso invece è criticato senz’essere letto; o, se è letto, lo è, anche quando è lodato, con gli occhi di interessi particolari, che sono gli interessi d’un determinato momento storico, dominato da determinati problemi, che non furono i suoi o lo furono solo in parte.  Anche oggi non manca la pressione di questi interessi particolari, quelli, per esempio, di una certa teologia che o vuole spingerlo fuori dell’ambito del pensiero contemporaneo o inserirvelo a costo di mutilazioni o d’interpretazioni forzate. Occorre invece leggerlo con gli occhi suoi, non con i nostri. È questo l’unico modo di rendergli giustizia. E la giustizia dev’essere resa anche a chi, in una controversia, non è stato tra i vinti ma tra i vincitori. Salvo esprimere poi, dopo aver cercato di capirlo, il nostro giudizio. È quanto chiedeva egli stesso ai suoi lettori, non senza aver ricordato loro, però, che di fronte a problemi difficili è necessario in tutti un atteggiamento di modestia e una disposizione costante a lasciarsi correggere, perché nessuno è infallibile: non lo è Agostino, ma non lo so neppure – così egli con franchezza – i suoi critici.

Mi sforzerò pertanto di seguire il metodo indicato, che sembra suggerito dallo stesso buon senso, per quanto sia, anche oggi, piuttosto raro. Avrò cura di esporre tutto Agostino senza lasciar fuori nessuna delle sue prospettive dottrinali, positive o negative che siano, neppure le più difficili, neppure le più oscure, affinché il lettore abbia la possibilità di passare da queste pagine a quelle dell’Autore e di controllare con suo agio l’esattezza della mia interpretazione. Ho detto tutto Agostino. Si rimprovera volentieri al vescovo d’Ippona di aver dato un’interpretazione unilaterale – e perciò deformata – del pelagianesimo: credo che non sia troppo chiedere agli studiosi di non commettere con lui lo stesso errore. O si dice che avesse un partito preso contro Pelagio: sarebbe veramente troppo aver un partito preso contro di lui. Esponiamolo dunque, così com’è, con le sue luci e le sue ombre.

Al lettore di queste pagine vorrei ripetere quello che Agostino dice al lettore delle sue: Sane quisquis legis, nihil reprehendas, nisi cum totum legeris, atque ita minus reprehendes.

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Premessa alla premessa: come studiare Agostino

Grazia e libertà, tema fondamentale ed essenziale, ma anche tema difficile. Difficile in sé, perché varca le soglie del mistero e v'entra dentro, difficile in Agostino perché dovette farsi strada con le proprie forze, da pioniere; difficile nella storia della teologia, perché soggetto a tante soluzioni contrastanti. Qui più che altrove occorre trovare il giusto metodo per studiare gli scritti del vescovo d'Ippona, leggendolo con i suoi stessi occhi ed esponendolo così com'è, senza aggiungere né togliere nulla. L'ho detto altrove. Qui vorrei aggiungere che questo è un principio critico insostituibile, ma che non è il solo. Occorre ricordarne un altro non meno necessario: leggere tutto Agostino e cercare di concordarlo con se stesso. Principio di buon senso, si dirà. Certo, è un principio di buon senso, ma spesso dimenticato. Si deve perciò ricordarlo. È quello stesso che il nostro dottore applicò allo studio della Scrittura, e lo difese, e ad esso richiamò continuamente i suoi avversari, dei quali il difetto dominante, a suo giudizio, era proprio quello di non tener presente tutta la Scrittura o di non fare nessuno sforzo per concordarla con se stessa. Il primo rimprovero lo fece ai manichei, il secondo ai pelagiani, in particolare a Celestio. Non è troppo chiedere che questo principio sia applicato anche a lui. Non già per stabilire un paragone tra contenuti e contenuti – nessuno ha messo più fortemente in rilievo l'essenziale differenza tra l'autorità della Scrittura e quella di un qualsiasi altro autore –, ma per ravvicinare un metodo interpretativo, il quale, trattandosi d'uno scritto, non può non andare soggetto agli stessi criteri generali.

Non v'è dubbio che leggendo tutto Agostino si possano trovare, e si trovino, affermazioni contrastanti. Ma in questo caso, non infrequente, invece di ricorrere al comodo principio che egli si contraddica – e qualcuno aggiunge: di continuo –, occorre chiedersi se questi apparenti contrasti non appartengano all'insegnamento della Scrittura che il vescovo d'Ippona interpreta e vuol concordare. Se risulterà, come spesso risulta, che nella Scrittura ci siano affermazioni diverse e apparentemente contrastanti, come, per fare qualche esempio, libertà e grazia, fede e opere, giustizia e peccato, merito e dono, il problema si sposta; si sposta, dico, da Agostino alla stessa Scrittura. Allora le domande da porsi sono altre e un po' diverse: non già se il vescovo d'Ippona è caduto in contraddizioni, ma se ha interpretato bene la Scrittura, se l'ha tenuta presente in tutte le sue parti, se è riuscito a concordarla con se stessa. Dalla risposta a queste domande dipenderà il giudizio sull'omogeneità e la concordia interna del suo insegnamento.

Se invece risulterà che le affermazioni contrastanti sono sue proprie, prima di ricorrere al principio suddetto bisogna chiedersi – è l'onestà scientifica che lo suggerisce – se egli non offra un termine medio per concordare quelle affermazioni o, qualora esplicitamente non l'offrisse egli stesso, se non lo si possa ragionevolmente supporre. Di ambedue questi casi ho portato altrove esempi validi e, ritengo, convincenti.

Seguendo questo metodo, che non esula dalle leggi della critica e meno ancora da quelle del buon senso che ne è il fondamento, gli spazi di eventuali contraddizioni si restringono e forse spariscono affatto. Agostino apparirà non tanto un pensatore geniale ma frammentario, che lancia secondo l'occasione ora un'affermazione ora un'altra, anche se contraria, bensì piuttosto il filosofo e il teologo delle grandi sintesi che sa stringere insieme nell'unità gli aspetti più diversi dei problemi. Sulla linea di queste grandi sintesi occorre studiare il maestro d'Ippona, come, del resto, ogni grande maestro. Così mi studierò di fare, esponendo, non difendendo Agostino. Esponendo: questo è necessario prima di tutto. Non si può né difendere né criticare un autore senza averlo presente in tutte le sue parti. È utile non dimenticare quest'ovvio principio di ermeneutica a cui cercherò di attenermi.

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È stato sempre un mio sogno mettere a disposizione di tutti, particolarmente dei giovani, le ricchezze di pensiero di sant’Agostino.

 

Paolo VI gliene ha dato atto molte volte a cominciare da quando era Arcivescovo di Milano, con lettera autografa:

 

Dal Vaticano, 21 Novembre 1962

Reverendissimo Padre,

il mio venerato e caro Mons. Del Ton mi manda il Suo prezioso opuscolo su sant’Agostino, e ne sono grato e contento.

Devotissimo del Santo Vescovo e Dottore, ammiro nel Suo breve e densissimo scritto la ricchezza delle notizie, la precisione dei giudizi, la cordialità dei commenti, l’efficacia dell’apologia. Penso sempre alla perenne attualità di sant’Agostino; e credo perciò che il Suo lavoro avrà il merito di farlo avvicinare da molti spiriti del nostro tempo con ottimi risultati religiosi e morali. Dio La benedica!

                        In Cristo dev.mo GB. Card. Montini Arciv.

 

Sua Santità ha ricevuto l’omaggio della sua ultima fatica: « sant’Agostino, l’uomo, il pastore, il mistico ». L’ha vivamente gradito; ed ha voluto conservarlo tra i suoi libri più cari.

Sarebbe difficile rilevare anche solo i pregi principali di questo suo lavoro, che - così si può pensare - contiene il fior fiore dei suoi lunghi studi sul santo Vescovo e Padre della Chiesa.

Chi legge non tarda a scoprirvi la consueta precisione ed erudizione, la tendenza all’essenziale, l’amore scrupoloso per la verità, un sano criterio, sufficiente, spesso, a dissipare dubbi e a risolvere questioni. Vi si sente soprattutto l’amore al grande Dottore della Chiesa, che non può non soggiogare chi si avvicina a lui col potente influsso della sua personalità.

Ne viene fuori un profilo che è insieme atto di profonda venerazione verso il santo Vescovo, e un dono per chi legge: dove confluiscono l’attrazione di una vita che ha mille motivi di interesse, ed una forma ed un calore che invitano a leggere, a conoscere, ad amare.

Sua Santità La ringrazia di cuore, Rev.mo Padre; e La esorta a darci ancora di questi lavori, così equilibrati, nella certezza che ogni studio coscienzioso è un seme che si getta, e il cui frutto non si fa attendere nella Chiesa.

Il Sommo Pontefice coglie l’occasione per augurarLe e pregarLe dal divino Consolatore, a refrigerio dell’anima, ogni dono, mentre Le imparte l’Apostolica Benedizione...

 

Recensendo un libro su Agostino, presentatogli dal Rettore Magnifico del Laterano così dice:

 

sant’Agostino non è un autore oscuro ma, per la complessità del pensiero e per la molteplicità degli scritti, non è un autore facile. Ci vuole un po’ di pazienza, un po’ di calma riflessione, un po’ di dimestichezza col suo modo di scrivere prima di erigersi ad interpreti su questioni delicatissime del suo pensiero. Se i sentimenti di stima e di affetto che mi legano all’Università Lateranense e al suo degnissimo Rettore Magnifico me lo consentissero, esprimerei l’augurio che il glorioso Ateneo non presti il suo nome ad interpretazioni agostiniane che offendono la verità e non servono la Chiesa.

Ebbe l’ultima grande soddisfazione di organizzare nel 1986, come Preside dell’Augustinianum, le solenni celebrazioni del XVI Centenario della conversione e del battesimo del suo amatissimo Padre e Maestro sant’Agostino.

 

   

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