Avvocato difensore della democrazia in Italia

 

Fra le sue passioni c’è stato anche un grande affetto per la patria. L’Italia, superata la gravissima crisi morale ed economica in cui l’aveva gettata la seconda guerra mondiale, attraversava un momento importante della sua storia. Ed egli non si è tirato indietro quando fu necessario calcare le piazze per difendere la democrazia e la libertà (si faceva passare per l’avvocato Dante Trapè). Fra i fogli che ha lasciato sul tavolo c’è l’abbozzo scarabocchiato di una « Nota » che gli fu richiesta per commemorare quei tempi. Ci siamo sforzati di leggerla e ne riportiamo uno squarcio:

 

Mi si chiede di ricordare un momento della nostra storia recente in cui molti italiani, molti giovani, soprattutto un... « avvocato » (Trapè), vissero un momento solenne, entusiasmante e conseguirono un memorabile successo.

Lo faccio volentieri, perché anch’io vi presi parte, anch’io credetti nel successo e contribuii ad ottenerlo. Mi resta più impresso indelebilmente nella memoria l’entusiasmo dei giovani. Ad entusiasmarli era la fede cristiana che volevano continuasse, ad illuminare fu l’amore alla Chiesa in cui credevano, fu la convinzione la vita sociale e civile della nazione, era la convinzione che la dottrina sociale della Chiesa, nella cui utilità e efficacia di avere la possibilità di evitare grandi mali e procurare grandi beni alla nazione, erano convinti.

Tra marxismo e liberalismo erano convinti che la via indicata dalle encicliche sociali era quella giusta. A questi ideali erano stati formati e quando si chiese loro di scendere in campo perché essi diventassero operatori nella società, non esitarono un momento.

Guardavano alla famiglia e volevano che restasse una, feconda, amata e sostenuta; guardavano alla scuola e volevano che l’educazione religiosa fosse garantita, completa; guardavano alla libertà e sentivano in cuore tutto il fermento della libertà cristiana.

Guardavano alla proprietà, guardavano alla giustizia ed erano convinti con sant’Agostino che « tolta la giustizia i regni non sono che bande di ladri ». Per questi ideali i giovani scesero in campo: noi giovani scendemmo in campo animati, organizzati, guidati dai « comitati civici ». Né ci sfiorò il pensiero che con questa azione uscissimo dal seminato. Ci sentivamo di ubbidire, volevamo che la fede cristiana non fosse solo per le sacrestie...

   

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