Patrologo

 

Ha ispirato tutta la sua vita a due fondamentali direttive: fedeltà assoluta ed indefettibile alla sacra Scrittura, alla Tradizione, alla Chiesa e appassionata ricerca d’una risposta all’inquietudine del mondo contemporaneo. Questa risposta la trovò nello studio dei Padri e, convinto che una lettura moderna e completa degli scritti patristici avrebbe potuto rispondere ai dubbi e alle incertezze dell’oggi, approfondì giorno dopo giorno il loro pensiero per poi trasmetterlo nella scuola, negli scritti, nelle conferenze.

Amava i Padri, tanto i greci che i latini, perché raccolgono in sé, come diceva, quattro qualità che difficilmente si trovano insieme: a) sono pastori e perciò animati da grande zelo; b) sono maestri dotti, e perciò la profondità della dottrina; c) sono santi; d) sono testimoni della tradizione.

P. Trapè confessava che Sant’Agostino è stato in un certo senso l’artefice della sua scelta vocazionale e dei suoi amori: Cristo, la Chiesa, la vita religiosa. Imparò da Agostino l’amore per Cristo e lo pose al centro della fede, della pietà, della morale, della storia, della teologia, della filosofia.

 

Per appartenere a Cristo non c’è altra ragione che questa: aver bisogno della salvezza e aver coscienza di questo bisogno: Dic animae meae: salus tua ego sum; ci vuole una grande superbia per non riconoscere di aver bisogno di salvezza...

Mi si è allargato il cuore quando l’ho vista entrare nel Canone questa parola: « Fa’ di noi un sacrificio a te gradito... ».

Ascoltare la Chiesa. Oggi si parla molto di ascoltare la parola di Dio, e si fa bene; ma non bisogna dimenticare che a conservare, a garantire, ad annunziare, ad interpretare la parola di Dio è la Chiesa. Non lo dimenticò Sant’Agostino. Amare la Chiesa: come madre, come sposa, come Cristo, il Christus totus, con generosità, con disinteresse. Servire la Chiesa, sentirsi Chiesa.

 

   

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