Studioso, Docente

 

Si presentava, a tutta prima, piuttosto riservato, di una tempra intellettuale e di una cultura così straordinarie, che metteva soggezione in chi cominciava i rapporti. Ma si manifestava presto come un uomo servizievole, socievole, scherzoso, di ottima compagnia. Accettava volentieri il dibattito, voleva che esponessi la tua opinione liberamente, aiutandoti poi con bonomia a correggerla, se eventualmente non fosse esatta: « Tra persone oneste e amiche che collaborano per un grande ideale, non è difficile sciogliere dubbi e dissipare malintesi ».

Quando si faceva ricorso a lui per avere un’indicazione riguardante Agostino o qualche altro Padre, specie se la richiesta veniva dalla Segreteria di Stato, il suo zelo e la sua prontezza non avevano limiti: spesso, nel giro di qualche attimo, suggeriva dove si trovava in Agostino il passo cercato e aggiungeva sommessamente, quando riusciva a capire lo scopo, anche altri passi a volte più pertinenti al bisogno.

Era molto sicuro di quello che insegnava:

 

Qualcuno forse si è meravigliato e ha battuto rapidamente il ciglio. Io vado cogliendo tutte le reazioni sui vostri volti...

Ho visto che qualcuno ha aggrottato le ciglia quando ho detto questa parola e non ho bisogno di ricordare qui, che nonostante le discussioni che oggi si fanno su questo domma fondamentale della nostra fede, resta un domma fondamentale della nostra fede - pace a chi non credesse -, non è un’opinione. Possiamo approfondire il tema per chiarirlo, non possiamo negarlo.

 

Preparava con la massima cura le lezioni, facendo sempre appunti, sempre schemi. Più d’una volta si lasciava andare e, non seguendo più lo scritto, che dopo una introduzione quasi sempre rifinita, spesso diventava uno schema più o meno sviluppato, arrivava a delle confidenze non troppo larvate.

Esponeva convinzioni e concedeva anche esperienze personali.

Ricorreva a volte a lavori già pronti, ma solo per cominciare, perché mai si ripeteva.

Le sue lezioni erano sempre fra le più frequentate, e fu seguito anche nei corsi non obbligatori.

Non si lasciava influenzare dai non competenti.

Gli alunni erano la sua prima e vera preoccupazione. Per questo preparava scrupolosamente ogni lezione e sfoderava tutto il suo entusiasmo perché capissero e amassero ciò che comunicava loro.

Molto buono e comprensivo nelle interrogazioni, specialmente negli esami, spronava a studiare, senza mai viziare nessuno.

Mai rinunciò a parlare di sant’Agostino ai giovani, quando gli si presentava l’occasione. Aveva il dono poi di saper esporre con una forma ordinata e limpida, con stile facile, piano, vivace, caldo, soprattutto nel parlare di Agostino, e i giovani ne venivano conquistati subito, seguendolo e amandolo per l’entusiasmo che metteva, nei vari corsi di teologia e di patrologia e negli incontri con gli gli Amici di sant’Agostino.

Incredibile la chiarezza e la facilità nel chiarire ed esporre le questioni più alte e complesse:

 

Ma lasciate anche a me l’onore e la gioia di dirvi i sentimenti che provo nell’incontrarmi con voi. Un sentimento di gioia viva, che mi nasce dalla vostra florida giovinezza, come è sempre la giovinezza degli studenti; giovinezza che mi porta un’ondata d’aria fresca e mi fa dimenticare un po’, sia pure per un momento, gli affanni che il nuovo ufficio mi costringe a sentire e dai quali devo pure, col sostegno del Signore, liberarmi.

Una gioia, che mi nasce inoltre dallo scopo di questo incontro di amici di sant’Agostino, che vogliono dilatare la cerchia degli «amici di sant’Agostino »... Spero che non vi dispiaccia; del resto, ve lo diciamo con molta semplicità, i vantaggi che da questa intima amicizia con sant’Agostino potrete trarre per la vostra formazione intellettuale e morale e per il vostro apostolato sono evidenti.

Agostino è un uomo mirabile, per la sua grandezza e per la sua umiltà, per la sua sublimità e per la sua umanità. Un uomo che trova pochi riscontri nella storia della Chiesa e dell’umanità. Se ci rivolgiamo soprattutto ai giovani è perché essi, a nostro avviso, sono particolarmente interessati al discorso agostiniano: lo sono per una specie di somiglianza che ci pare di scorgere tra i loro sentimenti e i sentimenti del Vescovo d’Ippona che ebbe un animo profondamente sensibile, sempre aperto a tutti i valori divini e umani.

I giovani hanno cara, sopra ogni cosa, la libertà. Molto bene. Anche sant’Agostino l’ebbe cara e l’amò con tutta la passione dell’anima e non credette di perderla, bensì di conquistarla, rinunciando ad ogni speranza terrena e assoggettandosi volontariamente alla disciplina monastica. La « Regola », che fissa questa disciplina, termina appunto con un richiamo alla libertà.

I giovani amano la sincerità, sapendo bene che solo se si è sinceri, con sé e con gli altri, si può essere autentici. E l’autenticità è un valore tanto prezioso che vale la pena di pagarlo a qualunque prezzo. Anche sant’Agostino amò la sincerità e volle essere, e fu spietatamente sincero: ne diede un esempio illustre nelle «Confessioni » e pose questa nobile qualità alla base della vita comune. « Non voglio ipocriti » - afferma perentoriamente -. « È male, e chi non lo sa?... è male venir meno all’impegno della vita comune, ma è peggio simulare quest’impegno »... I giovani amano e cercano l’amicizia. Che cosa di più dolce e di bello?... Anche sant’Agostino l’amò, la cercò, l’arricchì, convertitosi a Dio, di tutte le virtù cristiane e ne fece, nella vita comune, l’espressione genuina e il preannuncio della « Città di Dio ».

Per fare ancora un esempio diremo che i giovani amano, spesso, la contestazione. Non ci spaventa questa parola. La contestazione è, qualche volta, a certe condizioni, legittima e doverosa. Purché cominci da sé e salvi le esigenze irrinunciabili della verità e della carità. In questo senso anche sant’Agostino fu contestatore: lo fu quando col Vangelo alla mano sferzò i vizi, elevò i costumi del clero, difese contro molti - vorremmo dire contro tutti - la purezza del suo ideale monastico; lo fu quando nella « Regola » enunciò il principio di amare l’uomo e di odiare il vizio, che è appunto il principio della contestazione cristiana. Senza dire dell’umile, serena, intrepida difesa della fede che condusse per oltre quarant’anni.

 

Con lui era facile prendere appunti; si potevano registrare le lezioni e le si potevano sbobinare con estrema facilità e sicurezza.

Le sue dispense, curate dagli alunni, sono di una chiarezza magistrale, come anche le lezioni tenute al di fuori della scuola, nei convegni, nelle comunicazioni, nelle omelie, nei corsi di spiritualità, negli Esercizi spirituali, ecc.

Ricercato conferenziere e oratore, è stato chiamato quasi dovunque a Roma e anche in tante altre parti d’Italia. Ha predicato Esercizi spirituali, ha tenuto corsi di aggiornamento, conferenze, convegni di studio, ecc. Usava dire:

 

Vorrei avere l’alta fantasia del poeta, la passione del mistico, la penetrazione dello psicologo, l’esattezza dello storico. Invece non ho che l’umile e sincero amore del cristiano, del discepolo. Più che dipingere un quadro, non posso che abbozzarlo.

 

Accoglieva gli ospiti, specie i confratelli, nel suo convento con calore e con tanta spontaneità che metteva subito a proprio agio chiunque. Riusciva a stare volentieri con tutti, uomini o donne, senza creare né mostrare imbarazzi di sorta.

Un ascetismo moderato e pur severo. Ascetismo dell’apostolato: quasi mai disse di no a nessuno, esaudendo anche le richieste dei più semplici, quando poteva.

Sapeva per esperienza che come religioso e sacerdote era necessario stabilire la comunione con se stessi,

 

cosa non facile a causa delle fratture, e perciò delle tensioni, che ci sono nell’uomo - nel piano della conoscenza tra la scienza e la fede, nel piano dell’amore tra la libertà e l’autorità, la spontaneità e la legge, il carisma e l’istituzione -. Noi non ci conosciamo per quel che siamo, noi non ci amiamo per quel che siamo. Occorre dunque: a) conseguire una profonda conoscenza di noi stessi alla luce delle scienze umane e soprattutto della fede: conoscenza particolarmente oggi necessaria quando la cultura moderna non fa che parlare dell’uomo, ma mostra d’ignorare che cosa sia l’uomo; b) trovare l’armonia - e perciò la pace - tra le due forme della nostra vita, attiva e contemplativa. Importante la soluzione di quest’ultima per l’unità e la fecondità della nostra vita sacerdotale.

 

   

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